La festa che ci riserva la comunità mongola della zona è la riproduzione della loro festa nazionale del mese di luglio. Tutta basata sul concetto di forza, abilità, intuito e allenamento, 18 ragazzini si affrontano in un incontro di lotta mongola. Anche chi non ama vedere due persone mettersi le mani addosso per primeggiare l’uno sull’altro, deve apprezzare questa arte atavica che risale alle gare che Gengis Khan faceva fare i suoi sudditi. È veramente un’arte e una bellezza vedere due ragazzini studiarsi affrontarsi farsi lo sgambetto, cinturare l’avversario fino a farlo cadere a terra. Tutto inizia con la benedizione di due monaci che rappresentano le due fazioni opposte:ogni lottatore a dorso nudo e mutandine cavallerescamente stringe la mano all’avversario, il monaco toglie dal capo il tipico cappellino rigido e tondo di lana con un picciolo al centro, e l’incontro ha inizio. Poi uno cade e il gioco finisce con una stretta di mano e un abbraccio. La loro giovane età fa pensare ad una riserva di atleti inimmaginabile per il futuro. La festa continua con una insolita, per noi, e solita , per loro, corsa di cavallo. Sempre i ragazzini, che per i mongoli sono la più grande ricchezza si affrontano su un percorso di 15 km!!! Ognuno dei 18 partecipanti, tra cui una bambina di 4 anni, monta un cavallo che gli viene prestato o dal padre o da amici. Le scommesse sono alte anche 30 volte la posta. Si discute..è come al palio di Siena. Ognuno crede seriamente nel proprio animale e nel proprio fantino. Poi la gara ha inizio e al traguardo passano per primo e secondo due dei lottatori. Quarta la ragazzina di 4 anni. Primi per tutti offerti da Beppe e dal gruppo Itala e…un televisore a colori 24’ per il primo e 24’ bianco e nero per il secondo!! Uno spettacolo delizioso che ci ha portati indietro nel tempo. La cena e il meritato riposo chiudono la due giorni di percorso ininterrotto.