[domenica 25 aprile] Ci svegliamo con l’idea di partire al più presto per il Rwanda: i nostri visti scadono oggi, dunque è necessario oltrepassare la frontiera entro l’orario di chiusura. Le operazioni di rifornimento per carburante e viveri ci fanno tardare di qualche ore la partenza. Non è tempo perso perchè in questo modo nuovo gruppo ha il tempo di prendere un minimo di confidenza tra loro e con i mezzi. Verso le 13 partiamo.

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Il percorso è spettacolare, i villaggi che attraversiamo sono fra i più colorati che abbiamo visto dall’inizio del viaggio. Ancora una volta ci stupiamo di come sia possibile passare da uno scenario all’altro in così pochi giorni. Il Burundi non è soltanto guerre civili, conflitti etnici e scene di dramma, ma è anche un esempio di voglia di rivincita e di capacità di rigenerarsi.

Nei prossimi mesi ci saranno le elezioni e la sfida per il Burundi sarà proprio quella di svolgere questo importante appuntamento nel rispetto della discussione civile fra le parti.

Sulla strada incontriamo anche la Pietra di Livingstone e Stanley, un monumento che ricorda l’incontro tra il famoso esploratore e missionario David Livingstone e il giornalista Henry Morton Stanley.

Verso le 17 raggiungiamo il confine e svolte le pratiche burocratiche entriamo in Rwanda. Il Rwanda è il paese che tutti ricordano per i genocidio del 1994, ma appena entrati ci rendiamo subito conto che da quel lontano 1994 la situazione è completamente cambiata. Enormi distese di campi coltivati si alternano a pascoli fiorenti e l’impressione è veramente quella di un paese in salute.

Cala la notte e decidiamo di fermarci a dormire poco dopo Butare sulla strada per Kigali.