La Mongolia è vicina. C’è un ostacolo da passare:la frontiera. Io passo con la Itala senza problema ma il grave deve ancora succedere. All’EuroCargo sento dire che è sparito il passaporto filigranato di ingresso in Russia. Il camion non può uscire è già pomeriggio inoltrato quando la pazienza e l’esperienza di Beppe piegano la solerte burocrazia Russa.Tutti via verso la Mongolia. Facile l’uscita e buona la strada. Ecco una stele votiva buddista. L’arco inevitabile in ogni paese, in ogni gruppo di case, di colore rosso con le “volute” sugli spigoli e gli inevitabili segni della fortuna. Una grande statua di Budda troneggia su una collina circondata da altre steli bianche. La pianura è a volte mossa da leggere ondulazione a volte compressa da ampie colline. Cavalli al pascolo, mandrie di mucche, e greggi di capre e pecore. Le famose capre che producono preziosissima la lana pashmina. La notte arriva con un cielo biancastro. Le poche stelle spariscono e arriva anche la strada sterrata: polvere, avvallamenti, un percorso da fuoristrada. Io sono stata creata non per questo terreno. Mi sento ugualmente sicura e c’è una particolarità: sono larga quanto metà dei camion che passando lasciano due profonde tracce sotto le loro ruote. Io le mie scarpe le metto sulla gobba di sinistra o di destra e l’altra sulla gobba dove le ruote dei camion non passano, l’erba è alta e mi aiuta andare via veloce senza raschiare il fondo. Entro ed esco dalle buche con agilità sorprendente. Sono un Diesel da corsa!!! Questo me lo riconoscono tutti quelli della spedizione. Siamo arrivati al campo di Yurte che qui chiamano Ger. Siamo i soli presenti a gustare la cena il vino e l’aria fresca. Un meritato riposo nel silenzio assoluto chiude una lunga giornata.