[sabato 8 maggio] Partiamo da Lodwar molto presto, ci fermiamo però poco dopo: incontriamo un distributore e cogliamo l’occasione per fare rifornimento. La stazione non è certo fra le più moderne, il distributore è azionato a manovella e per rifornire i 1000 litri di cui abbiamo bisogno ci vuole più di un’ora di lavoro per i nostri benzinai. Durante le operazioni salutiamo Oscar che ci lascia per tornare a Sigor.
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Lasciamo definitivamente Lodwar e lungo la pista incontriamo sempre più villaggi delle popolazioni Turkana. Il popolo Turkana ha una delle culture più scenografiche di tutta l’Africa. Rimasti a un livello di tradizione e sviluppo tribale, abitano questi bellissimi villaggi vestiti di pochi, e a prima vista semplici, indumenti e di molti girocolli, bracciali, piercing, e tantissimi altri ornamenti. Purtroppo però troviamo anche molti… Kalashnikov. Sembra quasi che ogni persona di sesso maschile ne possieda uno, anche se ci viene detto che vengono usati solo per la difesa dei greggi dai ladri.
Queste popolazioni di allevatori spiccano, come dicevamo, per i loro canoni estetici: i vestiti, gli ornamenti e le acconciature hanno sempre un significato, posso distinguere le fasce d’età, l’appartenenza, la ricchezza, ecc.
Siamo a metà giornata quando accade uno di quegli imprevisti in grado di segnare i giorni a venire. Il Musone Mensa sembra avere rotto il cambio così che siamo costretti a metterlo al traino del dormitorio.
Questo evento rallenta la marcia della giornata e ci costringe ad affrontare la parte finale del percorso, prima del confine con l’Etiopia, in piena notte. Purtroppo qui l’acqua ha allagato le piste e a turno ci impantaniamo nel fango di quella che sembra un enorme palude. Alla fine distrutti decidiamo di fermarci presso una missione religiosa cristiana che si mostra molto ospitale.