mamma hackerSuccede negli Stati Uniti, più precisamente nella Northwestern Lehigh School della Pennsylvania: una donna, madre di due figli, un ragazzo e una ragazza, è stata accusata di essere penetrata nel computer della scuola da loro frequentata per modificare i voti. La mamma hacker, di nome Catherine Venusto, aveva lavorato dal 2008 al 2011 all’interno del distretto scolastico, quindi conosceva le procedure di ingresso e, come poi ha confessato, le password del titolare che garantivano l’accesso all’archivio dei voti, cosa che si è ripetuta 110 volte.

La Venusto ci ha tenuto a precisare che i voti dei figli sono stati modificati solo poche volte, come quando a luglio 2010 ha passato i voti della ragazza da F a M e a febbraio 2012 ha modificato da 98 a 99 quelli del ragazzo. Ora starà agli inquirenti verificare se la donna le altre volte ha solo consultato libri ed e-mail, come da lei affermato.

Ma perché questa notizia ha destato scalpore? Per la pena proposta dall’accusa: un’ammenda di 90.000 dollari e 42 anni di galera, praticamente un ergastolo, dopo essere stata provvisoriamente rilasciata con una cauzione di 30.000 euro. Assurdo ed esagerato: va bene punire in maniera esemplare chi truffa, imbroglia e mostra un cattivissimo esempio ai suoi stessi figli, ma così si sfiora il ridicolo. 42 anni chiesti, probabilmente una provocazione che non sarà accettata, svelano il volto di una nazione votata al sensazionalismo.

Altra cosa incredibile è come il sistema sia facilmente aggirabile: da noi, ad esempio, un hacker avrebbe potuto fare ben poco, perché se avesse cambiato il voto di uno studente, il professore di riferimento se ne sarebbe sicuramente accorto, perché conosce i suoi alunni, cosa che invece non avviene nelle scuole degli Stati Uniti.