Pochi paesi hanno un nome così carico di emotività, di speranza e di rivalsa: basta menzionare il Sudafrica per evocare immagini di milioni di persone in festa, finalmente libere dal giogo dell’uomo bianco; di lunghissime ma ordinate code di cittadini pronti a votare per la prima volta; di un popolo pieno di aspettative per un futuro migliore. A distanza di sedici anni dalla fine dell’Apartheid, però, il Sudafrica attraversato da Overland 12 sembra aver tradito queste aspettative. Il sogno è rimasto impantanato.
Nel 1994, all’alba di un nuovo governo che finalmente rappresentava l’intera nazione, la parola d’ordine era la cancellazione degli scompensi economici, sociali e politici provocati da quarant’anni di leggi razziali. Nel 2010, il Sudafrica è ancora un paese di fortissimi squilibri sociali, dove il 4% della popolazione ha un reddito circa cento volte superiore alla stragrande maggioranza delle masse; un paese dove la differenza fra ricchi e poveri continua ad aumentare, dove i bianchi occupano ancora il 75% delle posizioni di punta nell’economia e nella finanza, pur rappresentando solo il 9.6% della popolazione. A differenza dal 1994, fra i miliardari del Sudafrica odierno c’è anche un numero sostanziale di neri, arricchitisi grazie alla politica e alla corruzione.
Cos’è successo, cosa ha interrotto il cammino verso l’eguaglianza e la giustizia sociale? La risposta può essere in buona parte individuata nel fallimento di quel programma, il Black Economic Empowerment, che doveva ripartire la ricchezza in modo equo fra la popolazione, ma i cui unici risultati concreti sono stati l’arricchimento di una piccola élite di neri e la diffusione a macchia d’olio della corruzione politica. I sondaggi, la proteste che dal 2004 diventano sempre più numerose e violente, dimostrano che il sudafricano medio si sente tradito dalla classe politica, la quale – persa la leadership di Nelson Mandela – sembra aver dimenticato gli ideali per i quali aveva sempre combattuto.
Gli squilibri sociali non sono, purtroppo, l’unico problema del Sudafrica. L’epidemia di HIV è violentissima: il Sudafrica è il titolare indiscusso del triste record mondiale di morti per AIDS, anno dopo anno. È quindi gravissima l’inettitudine dimostrata dalla classe politica, che fino al 2007 negava che l’HIV provocasse l’AIDS; l’attuale Presidente, Jacob Zuma, ha addirittura affermato – durante un processo che lo vedeva accusato di stupro – che basta una doccia per eliminare il rischio di contagio.
Nonostante tutto, però, il Sudafrica ha ancora un grandissimo potenziale. La criminalità – nel 2000 il Sudafrica aveva i più alti tassi di omicidio e di stupro al mondo – è in calo; l’economia è solida nonostante la crisi; il PIL è il più grande del continente; il peso politico del Sudafrica – come dimostra l’assegnazione dei mondiali di calcio 2010 – è di tutto rispetto. Ma soprattutto: se il popolo sudafricano è riuscito a vincere la più dura delle battaglie contro le leggi razziali, riuscirà senz’altro a liberarsi anche dalle catene della corruzione e dell’ingiustizia sociale.
Lo stesso può dirsi del team e dei mezzi di Overland 12: se la spedizione è riuscita ad attraversare questo straordinario continente da nord a sud, nonostante le grandi difficoltà incontrate lungo il cammino…niente riuscirà a fermarla sulla strada di ritorno verso l’Egitto, verso l’Italia, che comincia già dal Botswana.