Gli ultimi tre Stati attraversati dalla spedizione – la Sierra Leone, la Liberia e la Costa d’Avorio – hanno sperimentato di recente la follia della guerra civile, e se ne portano ancora dietro la pesante eredità sociale e politica. Fin dai primi kilometri in Ghana ci si rende conto per contrasto di quanto potenziale abbiano sprecato questi paesi, di quanto progresso economico e sociale abbiano sacrificato sull’altare della violenza che li ha travolti.
Il Ghana non è sicuramente un paradiso terrestre: più della metà della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, l’HIV è piuttosto diffuso e l’economia dipende ancora in buona parte dall’assistenza finanziaria internazionale. Manca però quella sensazione di instabilità che permea il resto della regione, soffocando l’iniziativa e lo sviluppo; al contrario tanto la crescita economica come il progresso democratico avanzano a ritmo sostenuto.
Anche il Ghana, come i paesi appena attraversati dal team di Overland 12, ha ricevuto in dote dalla natura una vasta ricchezza mineraria: fin dall’epoca coloniale la regione era nota come Costa d’Oro, a causa delle grandi vene aurifere che costellavano il territorio. Ancora oggi il Ghana è uno dei maggiori esportatori di questo metallo prezioso, ma ha saputo integrare la propria economia con la produzione di cacao (del quale è il secondo esportatore mondiale) e di elettricità, grazie alla faraonica diga terminata nel 1965 che ha trasformato il bacino del fiume Volta nel più grande lago artificiale al mondo.
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La democrazia è un’esperienza relativamente recente per il Ghana, ma è radicata in modo stabile ed ha già dato incoraggianti prove di maturità. Basti pensare che l’attuale Presidente, John Atta Mills, ha vinto le elezioni del 2008 con solo mezzo punto percentuale di vantaggio senza che ciò provocasse una crisi politica; possiamo sicuramente affermare che in questo frangente il Ghana ha dato una lezione morale a molte democrazie Occidentali. Non c’è da sorprendersi quindi se il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha scelto proprio il Ghana, nel luglio del 2009, per la sua prima visita ufficiale in un paese sub-sahariano.
Il futuro del Ghana sembra molto promettente, in particolare alla luce delle estese riserve di petrolio scoperte nel 2007 in acque territoriali ghanesi. L’estrazione dovrebbe partire entro il 2011, portando nelle casse dello Stato oltre un miliardo di dollari l’anno. C’è solo da sperare il petrolio non provochi la corruzione e l’instabilità che ha già generato in altri paesi del continente; è incoraggiante quindi che il Parlamento stia per introdurre un insieme di leggi che determinano in modo chiaro e trasparente come debbano essere utilizzati i profitti dell’oro nero.
È ora di lasciare questo paese così pieno di promesse: la frontiera con il Togo si avvicina, e presto la spedizione inizierà deviare verso sud puntando sempre più decisamente verso Città del Capo. Al prossimo approfondimento!