In Africa il concetto di “frontiera” assume significati che nella nostra area di Schengen possiamo soltanto immaginarci. La frontiera non si esaurisce con il purgatorio rappresentato dai ripetitivi – e spesso inutili – adempimenti doganali, ai quali la spedizione si è dovuta sottoporre già dieci volte in questi quaranta giorni; in Africa la frontiera cessa di essere una semplice linea di demarcazione fra due stati vicini, e diventa un punto di contatto fra realtà sociali e politiche spesso talmente diverse da confondere anche il più navigato dei viaggiatori. La frontiera fra il Ghana e il Togo non è un’eccezione: basta qualche kilometro per passare da una delle democrazie più promettenti del continente ad un despotismo ereditario, che solo di recente sta iniziando a dare qualche timido segnale di pluralismo.

La democrazia del Togo ebbe vita breve dopo l’indipendenza del 1960. Già nel 1962 il Presidente Olympio dissolveva i partiti d’opposizione; nel 1963 veniva assassinato davanti ai cancelli dell’ambasciata americana, durante un colpo di stato orchestrato dai militari. Il colonello Gnsassingbé Eyadéma avrebbe preso il potere in maniera definitiva nel 1967, instaurando una dittatura destinata a diventare la più longeva del continente.

Per ben trentotto anni Eyadéma governò il Togo come un suo feudo personale, concedendosi ogni lusso mentre la gente comune languiva nella miseria. Nel 1974 Eyadema fu l’unico superstite di un’incidente aereo: su questo evento fondò il culto della propria personalità, affermando che il miracolo della sua sopravvivenza testimoniava l’origine divina del suo potere. Il suo ritratto con ali da angelo fece la propria comparsa in tutti gli uffici pubblici, e fu addirittura pubblicato un fumetto che dipingeva il dittatore come un supereroe. Alla luce di ciò era evidente che Eyadema non avrebbe mai accettato nessuna sfida alla propria autorità: negli anni ’90 i tentativi dell’opposizione di ristabilire un governo democratico vennero sistematicamente soffocati nel sangue, e solo la morte del dittatore nel 2005 pose fine alla sua lunghissima dittatura.

Le illusioni di chi sperava in un ritorno alla democrazia vennero subito stroncate dai militari, che imposero la nomina a Presidente del figlio del defunto dittatore. Le elezioni fraudolente con le quali venne ratificata nel 2005 la presidenza di Faure Gnassingbé sembravano presagire un’altra lunga dittatura, ma contro ogni aspettativa le elezioni parlamentari del 2007 furono libere e democratiche, tanto che l’Unione Europea riallacciò i rapporti con il Togo dopo quattordici anni di gelo diplomatico.

Tra poche settimane sapremo se Gnassingbé ha veramente deciso di allontanarsi dallo stile dittatoriale del padre: il 4 di marzo si terranno le elezioni presidenziali, che sarannno il banco di prova definitivo per la democrazia del Togo. Per quella data la spedizione sarà già lontana: bastano 24 ore per attraversare il Togo ed arrivare nel prossimo paese sulla rotta di Overland 12. Tornate presto a trovarci  per l’approfondimento sul Benin, patria del vodoo…