C’è un filo conduttore che lega molti dei paesi sulla rotta di Overland 12: sembra che ovunque ci siano risorse naturali in abbondanza, queste abbiano portato solo guerra e sofferenza. I fosfati del Sahara Occidentale, come i diamanti della Costa d’Avorio e della Liberia, si sono rivelati una maledizione per le popolazioni locali; il caso della Nigeria conferma in pieno questo triste paradosso.
La Nigeria è il paese più popoloso del continente nero, e la seconda potenza economica dopo il Sudafrica. Il grande peso economico della Nigeria deriva dall’estrazione di petrolio, che dagli anni ’70 in poi ha praticamente soppiantato ogni altra attività produttiva: oggi la Nigeria è l’ottavo esportatore di petrolio al mondo e membro a pieno titolo dell’OPEC. Sembrerebbe che la Nigeria abbia tratto benefici enormi dall’industria petrolifera; dal 1980 ad oggi il prodotto interno lordo in termini reali è quasi quadruplicato. Purtroppo la realtà dei fatti è ben diversa.
Nonostante i vastissimi introiti prodotti dall’esportazione di petrolio, l’84% della popolazione nigeriana continua a vivere con meno di due dollari al giorno. In compenso il petrolio ha fatto la fortuna di ufficiali militari e capi dello Stato, come il defunto dittatore Abacha che trafugò quattro miliardi di dollari dalle casse statali; ha provocato danni incalcolabili all’ambiente, a causa dell’infrastruttura usurata e dell’estrazione selvaggia; e soprattutto è stato la causa scatenante di guerre civili come quella del Biafra nel 1967 o quella del delta del Niger ai giorni nostri.
Il delta del Niger è un ecosistema molto complesso che ospita una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo; la maggior parte delle riserve di petrolio nigeriane si trova nel suo sottosuolo. Gli abitanti del delta vivono in condizioni di estrema povertà nonostante la grande ricchezza prodotta in questa zona, mentre le loro terre diventano incoltivabili a causa dell’inquinamento o vengono espropriate e concesse a corporazioni estere. Il risentimento della popolazione del delta ha trovato un’espressione violenta nella lotta armata: il MEND (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger) cerca di bloccare l’estrazione di petrolio sabotando le condutture, attaccando le infrastrutture estrattive e sequestrando il personale delle corporazioni estere; gli scontri con l’esercito nigeriano sono
all’ordine del giorno.
Il team di Overland 12 ha osservato in prima persona la sofferenza provocata da questo conflitto: le colonne di profughi in fuga dai combattimenti sono una prova tangibile dell’assurda maledizione che le risorse naturali sembrano rappresentare per l’Africa. La spedizione è riuscita a passare indenne dalla zona degli scontri, ed ha già attraversato la frontiera del paese che tratteremo nel prossimo approfondimento: il Cameroun.
{multithumb}