Nei tre giorni impiegati per attraversare la Sierra Leone la spedizione è stata messa a durissima prova dal suolo, talmente fangoso e accidentato da aver provocato danni seri ad alcuni dei mezzi. Sembra quasi un paradosso che questo suolo così insidioso ospiti una ricchezza inestimabile in diamanti; è altrettando paradossale che questa ricchezza si sia rivelata una fonte di estrema sofferenza per la popolazione della Sierra Leone.
Fin dalla metà del XX secolo la Sierra Leone è fra i maggiori esportatori di diamanti al mondo: alcuni dei diamanti estratti in questo paese sono fra i più grandi mai ritrovati. In particolare dagli anni ’60 in poi il volume d’affari dell’industria diamantifera raggiunse cifre vertiginose, ma questa ricchezza si incagliava nelle tasche dei contrabbandieri e dei governi corrotti dell’epoca, senza riuscire a migliorare le condizioni di vita della gente comune.
Nel 1991 il Fronte Unito Rivoluzionario – un gruppo armato sponsorizzato dai ribelli liberiani – tentò di sfruttuare il risentimento della gente nei confronti della corruzione governativa per impossessarsi del potere, scatenando così una guerra civile estremente cruenta. Sono tristemente famose le immagini delle centinaia di uomini, donne e bambini ai quali i ribelli hanno amputato le braccia a colpi di machete, perseguendo una strategia di terrore che voleva dimostrare l’impotenza del governo. Alla luce di queste atrocità era impossibile credere alle rivendicazioni del Fronte, che prometteva un’equa distribuzione dei profitti delle miniere diamantifere. E infatti, appena conquistate le regioni di produzione il Fronte iniziò a utilizzare questi profitti per finanziare le proprie truppe, prolungando così il tormento della popolazione sierraleonese.
Con l’intervento dell’ECOWAS nel 1997, delle Nazioni Unite nel 1998 e della Gran Bretagna nel 2001 le sorti del conflitto sono mutate in favore del governo; nel 2002 la guerra si è ufficialmente conclusa con la sconfitta del Fronte. Si calcola che gli undici anni di guerra civile abbiano causato l’esodo di due milioni di rifugiati e la morte di duecentomila persone. Nel 2007 tre leader del Fronte sono stati condannati a lunghe pene carcerarie dalla Corte Speciale per la Sierra Leone per i crimini di guerra commessi.
Il team di Overland 12 ha attraversato una Sierra Leone finalmente tranquilla, talmente bella da non sembrare affatto reduce da una guerra civile; l’esplosione demografica testimonia la voglia dei sierraleonesi di lasciarsi alle spalle quei terribili undici anni. La speranza è che il governo del nuovo presidente Koroma sappia far fruttare l’immensa ricchezza nascosta nel suolo nell’unico modo ammissibile: a vantaggio della gente della Sierra Leone.
La spedizione prosegue imperterrita sul difficile tracciato, proiettata ormai verso il prossimo obbiettivo: la Liberia. Non perdetevi il prossimo approfondimento!
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