sospettati attacco bostonTutti i giornali, le TV e ogni tipo di mezzo d’informazione mainstream hanno da subito indicato i nomi dei sospettati degli attentati di Boston non appena l’FBI li ha resi noti. Si tratta di due fratelli statunitensi ma di origine cecena, Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, forse legati a cellule di Al Qaida.

A questo punto sorge una domanda spontanea: quali sono le prove che incastrerebbero i due giovani? Un video in cui si vedono passare con degli zaini, come altre centinaia di persone (tra l’altro sapendo della presenza ovunque di telecamere, perché non usare un camuffamento per non essere riconosciuti?)? O forse il conflitto a fuoco in cui è morto una gente di polizia nel MIT? Anche in questo caso, dove sono le evidenze? Perché i giornalisti, invece di spiattellare le solite immagini stracolme di retorica non pongono domande del genere?

Intanto uno dei due fratelli, Tamerlan, il maggiore, è stato ucciso durante lo scontro a fuoco con la polizia (anche se nuove ipotesi fanno pensare ad un investimento involontario da parte di Dzhokhar mentre era in fuga con un Suv rubato), mentre l’altro, Dzhokhar, è stato ritrovato in fin di vita. Dopo alcuni giorni di coma sembra essersi risvegliato e pare abbia risposto per iscritto alle domande poste dagli investigatori. Ma sarà in grado di affrontare un processo?

Fino a ieri, il diciannovenne Dzhokhar era sedato e intubato presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, piantonato in attesa del risveglio. Le ferite alla gola e alla gamba avevano fatto temere il peggio, ma ora il presunto attentatore sta riprendendo gradualmente le forze. Boston è in festa, tutti gli Stati Uniti sono in festa, Obama è raggiante e soddisfatto, senza prima aver svolto un processo ed aver accertato la veridicità dei fatti? Gli accusati sono un morto e un degente in fin di vita, la cui capacità di parlare è ridotta la minimo. Ma purtroppo oggi conta più la notizia sensazionale che la ricerca della verità.