Secondo un portavoce dell’esercito sarebbero stati uccisi tutti e dieci gli attentatori che hanno aperto il fuoco nell’aeroporto internazionale Jinnah, a Karachi. Oltre agli attentatori, sono morte altre tredici persone, tra guardie di sicurezza dell’aeroporto e personale delle compagnie aeree. Altre persone sono invece rimaste ferite.
La risposta armata del commando dell’esercito ha dato vita a una guerriglia durata oltre cinque ore, prima di poter mettere in sicurezza l’aeroporto. Tuttavia, le operazioni di volo al terminal sono tutte sospese e i passeggeri evacuati, insieme allo staff.
Secondo alcune fonti, gli uomini armati che hanno fatto irruzione nell’aeroporto di Karachi si erano infiltrati attraverso l’area del Gate Fokker, utilizzando delle false carte di accesso. Altre ipotesi parlano però di un ingresso attraverso la rete di protezione, dopo la recisione del filo spinato. Al momento non ci sono state rivendicazioni dell’attacco.
Il Pakistan combatte da oltre un decennio l’insorgenza armata dell’integralismo islamico, che vede i Talebani come il gruppo militante più importante. L’obiettivo era comunque più simbolico che realmente teso a provocare una strage, perché l’aeroporto Jinnah è utilizzato normalmente per trasporti cargo e per speciali operazioni VIP, più che per voli commerciali.
Il Primo Ministro del Pakistan, Nawaz Sharif, ha di recente parlato all’emittente televisiva BBC dichiarandosi fiducioso riguardo la sua iniziativa di pace avviata con i Talebani. Ma, in realtà, da febbraio sono stati fatti solo piccoli passi avanti, frenati da frequenti e violenti scontri. Inoltre, non è la prima volta che Karachi finisce nel mirino degli attacchi: nel 2011 un commando armato attaccò la base navale Mehran, uccidendo dieci componenti del personale e distruggendo due aerei, dopo un assedio durato ben 17 ore.