[giovedì 18 febbraio] Dopo la poco fruttuosa giornata di ieri, sveglia alle 6 e partenza alle 7.30 dopo una colazione a base di pane e caffè in polvere.
La strada che percorriamo è di colore grigio fumo per le centinaia di camion che incontriamo con i loro scarichi incontrollati. La monotonia di questo percorso è interrotta unicamente dai continui posti di blocco (uno ogni 2 km!) che possiamo passare più o meno agevolmente soltanto grazie alla nostra scorta della polizia.
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Arrivati al tramonto la scorta ci chiede di fermarci poco prima di attraversare il fiume Niger che in questa zona sfocia nell’Atlantico dopo aver creato uno spettacolare delta. Riusciamo però a convincere la scorta ad attraversare il fiume prima di sera. Ma poggiate le ruote sull’altra sponda del Niger troviamo ad attenderci un ingorgo di portata indescrivibile, se non fossimo in Africa, dove tutto è possibile, penseremmo di doverci restare alcuni giorni. Grazie all’aiuto della polizia ce la caviamo con poco: in un’ora riusciamo a passare e poco dopo ci fermiamo in un hotel lungo la strada per pernottare.
Oggi siamo riusciti a percorrere senza problemi oltre 400 chilometri arrivando a pochi chilometri da Enugu, capitale della brevemente estinta repubblica del Biafra, che purtroppo tutti ricordano per le tragiche immagini delle carestie che seguirono la guerra del petrolio di questa regione.