Non è usanza comune associare il caffè all’Indonesia, e in particolare all’isola di Java; tuttavia, per qualche motivo, in questo angolo di mondo si concentra una delle maggiori produzioni di caffè sulla Terra. Stando alla leggenda, in un passato molto remoto, un indiano di nome Baba Budan rubò sette semi di caffè in Arabia e li portò a casa, iniziando a coltivare l’aromatica pianta. Dall’India, il caffè fu poi esportato a Java dagli olandesi verso la fine del XVII secolo, utilizzando, dice ancora la leggenda, un po’ dei sette semi rubati da Budan.
La produzione di caffè a Java ebbe subito un largo successo e tutt’ora l’Indonesia (quarto produttore al mondo di caffè) beneficia del lavoro svolto dalla Dutch East India Company, nel lontano 1969. Per quanto riguarda la terminologia, il primo utilizzo del nome caffè di Java è presente nel Christian Spectator del 1823. Secondo Don Schoenholt di Gillies Coffee, la compagnie americane chiamavano ogni tipo di caffè “Java” fino a quando, nel 1906, il Pure Food and Drug Act impose i requisiti di accuratezza per la descrizione di cibi e bevande. Ma che sapore ha il caffè Java? È innanzitutto contraddistinto da bassa acidità, combinata con un sapore corposo e pieno; il caffè Java è famoso per la vecchia arabica, che oggi viene venduta come Vecchia Java. Questa variante si ottiene stoccando il caffè in magazzino per due o tre anni, in modo da ridurre ulteriormente l’acidità. La tipologia di Java maggiormente esportata è l’economica Robusta, mischiata con altri caffè. Interessante, anche se magari sarebbe meglio non saperlo, è il modo con cui viene preparato uno dei caffè più rinomati al mondo, il kopi luwak. Per realizzarlo si utilizzano bacche defecate dallo zibetto comune delle palme; la semi digestione permette di ottenere quel sapore distintivo che regala un aroma unico.