marò ambasciatore trattenuto in inda La vicenda dei due Marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, facenti parte del Reggimento San Marco della Marina Militare, è ancora avvolta nel mistero, visto che le informazioni relative a quanto accaduto il 20 febbraio 2012 nei pressi della petroliera al largo dello stato del Kerala sono riservate e verranno utilizzate nel processo per l’omicidio di due pescatori indiani.

Al momento, il processo è diventato la parte meno rilevante di tutta la faccenda, a causa degli ultimi risvolti. I due marò italiani erano trattenuti in India, dopo l’arresto preventivo, per essere processati. Dopo aver ottenuto un permesso, onorato, per tornare in Italia durante le feste di Natale, ne hanno conseguito un secondo per poter votare. E qui iniziano i problemi: i due marò non fanno rientro in India, e il Ministero degli Interni fa sapere che verranno processati su suolo natio.

A questo punto, come era facile prevedere, scoppia il caso diplomatico, con l’India che blocca l’ambasciatore italiano Mancini e proroga il divieto a lasciare l’India al 2 aprile. Questa mossa viene giustificata, dal presidente della Corte Altamas Kabir, con la perdita di fiducia nell’inviato italiano.

L’India ha quindi comunicato una data ultima, il 22 marzo, prima della quale non prenderà in esame il mancato ritorno dei due militari italiani in India. Se, dopo tale data, Latorre e Girone non dovessero presentarsi a processo a Nuova Delhi, allora l’Alta Corte si esprimerà su quanto accaduto. Un capolavoro di negoziazione politica o un imbroglio? I due marò devono essere processati in India? E i due pescatori, chi erano davvero? Già rispondere a queste domande porterebbe ad avere più certezza e a rendere più chiaro tutto il quadro. Le mosse eseguite sulla scacchiera delle politiche internazionali coprono una serie di altre ragioni che a noi non è dato sapere.