Siamo cresciuti con l’idea degli USA come punto di riferimento globale, almeno dal punto di vista economico. Ma le cose potrebbero cambiare: gli Stati Uniti non sono più la potenza economica degli anni ’90 anche se continuano ad ostentare consumi e benessere. A porre in discussione il “mito americano” è un’altra potenza mondiale, in continua crescita negli ultimi anni, la Cina. Dopo la paura per il taglio del rating di Standard and Poor’s agli Stati Uniti, colpevoli appunto di consumare oltre quelle che sono le loro concrete risorse, e dopo gli ultimi messaggi d’allerta inascoltati dei mesi scorsi, da Pechino arriva un monito emblematico:
sono finiti i giorni in cui lo «Zio Sam» poteva «tranquillamente sperperare i prestiti illimitati concessi all’ estero». Questo è ciò che si legge Ufficiale Nuova Cina qualche ora dopo la decisione di S&P. Ma non solo: viene proposta un’alternativa al dollaro americano inteso come valuta di riferimento mondiale. L’articolo sopracitato sottolinea la legittimità della Cina, primo creditore dell’unica superpotenza mondiale, di richiedere agli USA interventi miranti a risolvere i problemi alla base della posizione debitoria e che potrebbero impedire o ostacolare l’adempimento dell’obbligazione economica. Gli Stati Uniti avrebbero ormai sviluppato una “dipendenza dal debito” e questo avrebbe inevitabilmente danneggiato l’immagine del Paese all’estero. Vengono in particolare criticate le ingenti spese militari e i costi gonfiati della spesa sociale. Date queste premesse secondo la Cina la causa della crisi finanziaria del 2008 va ricercata proprio nel Paese che più di altri ostenta ricchezza e benessere. Il sogno americano esiste ancora o è solo un’illusione? Il cambio di rotta dell’ economia sembra iniziato, ma è ancora lungi dall’essere realizzato pienamente. La Cina del resto è ancora fortemente dipendente dalle esportazioni, pagate in dollari.