Alla fine i tre ragazzi ebrei, scomparsi il 12 giugno scorso, sono stati trovati morti in Cisgiordania, a nord della città palestinese di Halhul, a breve distanza da Hebron. Le ricerche ai rapitori non si sono mai fermate, e adesso sembra che ci siano due sospetti, sui quali pende il capo di accusa di omicidio.
I tre ragazzi, Eyal Yifrah di 19 anni di Elad, Gilad Shaar di 16 di Talmon e Naftali Fraenkel di 16 di Nof Ayalon rappresentano in questo momento un motivo di grande dolore per le famiglie e il popolo israeliano, e al tempo stesso un punto di disaccordo per il governo.
Da una parte, infatti, si chiede l’immediato intervento contro Hamas, dall’altra la valutazione più attenta della situazione. Il rischio è che gli eventi precipitino, mettendo a repentaglio le vite di onesti e pacifici israeliani e palestinesi. Ma intanto emergono alcuni retroscena, tra cui una chiamata disperata alla polizia, da parte di uno dei ragazzi rapiti, probabilmente nei primi attimi dell’aggressione; è ora sotto accusa la gestione della chiamata da parte delle forze dell’ordine, che secondo alcuni avrebbe permesso ai rapitori di guadagnare tempo, anziché metterli alle strette con una localizzazione.
Nel frattempo, già lunedì sera, dopo che il gabinetto ha deciso per un incontro urgente, Israele ha lanciato un massiccio attacco aereo sulla Striscia di Gaza, colpendo 34 obiettivi ritenuti collegati con i terroristi. A Jenin, una città della Cisgiordania, è stato ucciso un palestinese durante gli scontri con le forze di sicurezza israeliane. Il rischio, adesso, è quello di aggressioni immotivate ai danni di cittadini arabi.