[venerdì 19 febbraio] Il risveglio ancora una volta alle 6, segue colazione e quindi partenza intorno alle 7.30 non prima di aver controllato a dovere i nostri mezzi. Ancora non sappiamo cosa ci aspetterà durante questa lunga giornata che inizia col passaggio attraverso i soliti, innumerevoli, posti di blocco intervallati qua e là da carcasse di camion incidentali o bruciati, comunque abbandonati ai bordi della strada.

Intorno alle 13 raggiungiamo un posto di blocco dove percepiamo immediatamente un certo fermento. La nostra scorta si ferma a parlare a lungo con i poliziotti del posto di blocco. Noi restiamo in attesa finchè non tornano a riferirci che, a causa di una serie di combattimenti fra ribelli della zona e forze governative, saremmo costretti a cambiare il nostro itinerario.

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Il nostro capo spedizione però non si perde d’animo e decide di aspettare per vedere l’evoluzione della situazione. In effetti dopo una mezz’ora ci viene concesso di riprendere il percorso al seguito però di un blindato dell’esercito governativo e con il salva condotto del capo della polizia.

Ai lati della strada iniziano a comparire colonne di profughi che mostrano inequivocabilmente la gravità della situazione. Noi rimaniamo decisamente impressionati dalla situazione.

Attraversiamo poi una strada semi deserta dove incontriamo i segni del combattimento su auto abbandonate al loro destino. Con il fiato tirato e l’aiuto della nostra scorta raggiungiamo finalmente, e senza problemi, l’altro lato della zona interessata da questi combattimenti.

Esausti da questa esperienza raggiungiamo il confine in piena notte dove salutiamo la scorta e cominciamo la solita odissea per i visti di uscita dalla Nigeria e quelli di entrata nel Cameroun.

Vista l’ora tarda passiamo la notte subito dopo la sbarra della frontiera del Cameroun in un hotel di fortuna.