Almeno 51 persone sono rimaste uccise in Egitto durante i conflitti tra polizia e dimostranti sostenitori del deposto presidente islamico Mohammed Morsi. Oltre 200 membri dei Fratelli Musulmani sono invece stati arrestati al Cairo, dove sono tra l’altro state riportate 40 delle 44 vittime.
Gli scontri sono nati in seguito alla marcia dei sostenitori di Morsi in diverse città, in concomitanza con le celebrazioni per il 40simo anniversario della guerra arabo israeliana del 1973. Non è ancora chiaro se i supporter di Morsi abbiano o meno forzato dei posti di blocco, o attaccato per primi, ma è sicuro che sono stati inizialmente sparati dalle forze dell’ordine prima dei lacrimogeni e, successivamente, è stato aperto il fuoco. Dall’altra parte, invece, c’è stato un fitto lancio di pietre. Non è difficile immaginare le conseguenze e gli esiti degli scontri, che hanno provocato oltre 50 morti tra i manifestanti. Ma questa tragedia era in un certo senso annunciata, dopo che il ministro degli interni aveva dichiarato, nei giorni precedenti, che si sarebbe opposto a qualsiasi tentativo di boicottare le celebrazioni per il 6 ottobre.
Oltre al Cairo, le altre città coinvolte in sanguinosi fatti sono state, secondo fonti ufficiali, Delga (circa 300 Km a sud della capitale), Bani Suef (80 Km a sud) e Ismailiya, presso il Canale di Suez. Questi ultimi avvenimenti non fanno altro che accrescere un bollettino di guerra sempre più drammatico da quando, nel luglio scorso, sono cominciati i disordini.