L’olio fritto è sempre un problema, perché il suo smaltimento non avviene quasi mai in modo idoneo: per pigrizia, ignoranza, o mancanza di strutture, viene infatti svuotato nei lavandini e water, creando un danno per l’ambiente.
In realtà, l’olio fritto potrebbe essere utilizzato per alimentare l’illuminazione pubblica o i motori degli autobus, come ha proposto Michele Faberi, del gruppo Ecosoluzioni. Il recupero dell’olio fritto, detto anche opac cioè olio alimentare post consumo, passa attraverso le fasi della raccolta, della pulizia e della trasformazione. Il progetto OilEco ha deciso di finanziare l’idea di Faberi, che si prospetta vantaggiosa sia dal punto di vista ambientale che economico.
Facendo un rapido calcolo, ogni abitante in Italia consuma circa 4 Kg di olio l’anno, quindi una città di media dimensioni, con 200 mila abitanti, può produrre circa 800.000 tonnellate di olio fritto, che finisce puntualmente nei fiumi o in mare. E non mettiamo in conto ristoranti e friggitorie!
Se invece quell’olio venisse riciclato, potrebbe essere utilizzato al posto di alcuni carburanti fossili. Ma per poter fare ciò, c’è bisogno di un’organizzazione a livello locale molto efficiente, attenta alla raccolta, alla pulizia e al reimpiego dell’olio fritto. Quindi un’impresa non certo facile, visti problemi con la spazzatura di tutti i giorni.