tradizione culinaria palestinese La Palestina, e in particolar modo la striscia di Gaza, è conosciuta al mondo per le terribili sofferenze causate alla popolazione da parte del conflitto arabo-israeliano. Ma questa terra ha anche un’antica tradizione culinaria, influenzata nel passato da vari conquistatori e popoli venuti a contatto con le genti che l’abitavano.

Sono presenti influenze siriane, giordane e libanesi. La cucina palestinese viene suddivisa in base a tre regioni principali: quella della Galilea è molto simile al Libano; in Cisgiordania i cibi sono molto pesanti e diversificati e i piatti tipici contengono riso, pane non lievitato e carne; la striscia di Gaza, essendo in prossimità del mare propone una cucina basata sul pesce. Presenta molte influenza egiziane.

Gli ingredienti solitamente utilizzati nella cucina palestinese sono pesce, carne di pollo e verdure. A causa della distanza geografica, esistono delle differenze regionali che si esprimono nei metodi di cottura e nell’utilizzo degli ingredienti. Ad esempio, la frutta secca e le arachidi sono utilizzate nelle cucina quotidiana, così come le diverse varietà di pane sfornate, cioè la pita, il khubz e il markook. Con la carne vengono spesso servite insalate e salse ricavate da verdure o dai ceci, come ad esempio l’humus (una sorta di purè di ceci), il baba ghanoush, sformato di melanzane, o la panna acida.

Il tè nero è una bevanda consumata nell’arco della giornata, accompagnato da dolci come il baklava o l’halwa.

La tradizione palestinese in cucina consiste nei seguenti cibi:
• le meze, o maza, una varietà di antipasti come l’humus, il baba ghanoush, serviti con un formaggio molto duro, l’acknawi (ne abbiamo già parlato qui);
• i rummaniyya, uno stufato di verdure con semi crudi di melograno, melanzane e pasta di semi di sesamo, aglio, peperoncino, cipolle e lenticchie;
fukharit adas, lenticchie cotte lentamente con delle erbe, fiocchi di peperoni rossi, zenzero e aglio.