
Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org
Dal nostro albergo a Kaloack partiamo per il trasferimento di poco più di due ore che ci porta al villaggio di Maka Nianguene, dove cominceremo le proiezioni di CinemArena. L’asfalto finisce per lasciare spazio alla strada sterrata, di un colore rosso tendente all’arancione, che si sposa davvero perfettamente con il verde della vegetazione circostante. Una volta arrivati veniamo assaliti da centinaia di bambini incuriositi e spaventati allo stesso tempo, visivamente indecisi su quanto sia sicuro avvicinarsi a queste persone tanto diverse arrivati su dei grossi veicoli arancioni.
Concediamo loro tutto il tempo per decidere quale sia la distanza adeguata, e approfittiamo di questo momento per incontrare il capo villaggio. Ci togliamo le scarpe lasciandole all’ingresso in segno di rispetto ed entriamo in una stanza quadrata né troppo grande né troppo piccola, ma senza ombra di dubbio troppo calda per noi: cominciamo immediatamente a manifestare la scarsa abitudine a queste temperature.
Il capo del villaggio è un anziano signore completamente vestito di blu, a eccezione del copricapo bianco con decorazioni nere, con un accenno di barba bianca sul mento e un volto che fa trapelare allo stesso tempo saggezza e giustizia. Tramite Yaser e un interprete comunichiamo con lui, spiegando lo svolgimento del progetto e sentendo il suo parere su quanto stiamo per fare. Conclusa questa breve riunione ci inginocchiamo tutti quanti protendendoci leggermente in avanti e appoggiando le mani a terra coi palmi rivolti verso il soffitto per pregare tutti insieme sotto la guida dell’anziano capo.
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Usciti dall’edificio troviamo una folla ancora maggiore di quella che ci ha accolti al nostro arrivo: evidentemente si deve essere già sparsa la voce e la curiosità dei locali sta già vincendo la loro paura nei nostri confronti, tanto che alcuni membri della nostra spedizione si lanciano addirittura in una partita di calcio con alcuni bambini. Si avvicina l’ora di pranzo, così una parte della spedizione, guidata da Filippo, si sposta in un villaggio più grosso lungo la strada per comprare qualcosa da mangiare. Compriamo un po’ di banane (che si riveleranno poi le più acerbe che abbiamo mai assaggiato), un po’ di mele e del pane oltre che, dopo una lunga contrattazione, una pentola e dei piatti per poter cucinare per tutto il gruppo alla sera. Tornati al villaggio ricominciamo a giocare coi bambini, rincorrendoci, battendoci il cinque e facendo foto tutti insieme.
Verso le 18.00 cominciamo a montare tutto il necessario per la serata: mettiamo il camion nello spiazzo più grande del villaggio, in modo da appendervi un telo bianco su cui proiettare i cartoni animati e i film di cui vi abbiamo parlato nello scorso diario. Più passa il tempo e più arriva gente che, per l’occasione, sembra aver messo i vestiti più belli e colorati che possiede. Rimaniamo particolarmente colpiti da un bambino che tiene in mano un machete: molto probabilmente si tratta semplicemente di un attrezzo utilizzato in ambito agricolo, ma non possiamo negare che ci ha fatto comunque una certa impressione.
Finalmente comincia la serata con le canzoni dei rapper Big Makhou e Rif: non capiamo le parole cantando loro in lingua Wolof, sappiamo solo che riguardano l’immigrazione irregolare e i pericoli che questa comporta, ma rimaniamo comunque colpiti dalla bravura dei due ragazzi che riescono immediatamente a coinvolgere la folla. Si passa poi alla proiezione dei film, che hanno davvero un grandissimo successo: lo possiamo notare dalla durata del dibattito finale, al quale partecipano attivamente la quasi totalità delle persone presenti. Concluso il tutto smontiamo l’attrezzatura e ci rimettiamo in macchina per tornare in albergo. È stata una giornata lunghissima e pesante, ma talmente ricca di sensazioni ed emozioni da impedirci di smettere di sorridere. “Jerejef Maka Nianguene”: grazie Maka Nianguene, ci hai permesso di vivere una delle giornate più incredibili della nostra vita.
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