
Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org
Dopo tanto tirare finalmente ci possiamo concedere un intero giorno di pausa in albergo per sistemare tutto ciò che c’è da risistemare: riordiniamo il camion ed i veicoli, scarichiamo e classifichiamo tutte le foto ed i video girati negli ultimi giorni e ricarichiamo le batterie (sia letteralmente che metaforicamente). Il giorno seguente ci vede tornare tutti operativi tranne il povero Roberto, che a causa di problemi di salute è costretto a rimanere in albergo.
Ci muoviamo verso le 13.30 in direzione del villaggio di Panal. Appena arrivati notiamo subito molta meno gente rispetto ai villaggi precedenti: proviamo così a chiedere ai locali presenti e scopriamo che proprio oggi si festeggia un matrimonio al quale gran parte del villaggio è stata invitata: una vera sfortuna per noi, ma essendo il matrimonio un grande momento di gioia non possiamo prendercene troppo a male. Cominciamo dunque a montare tutto il necessario per la proiezione dei film, ed essendo ormai al terzo montaggio riusciamo a farlo molto più velocemente dei giorni precedenti. Avendo finito con largo anticipo sulla tabella di marcia ci concediamo un po’ di tempo per giocare con i bambini del villaggio: c’è chi gioca a palla, ci gioca a prendersi e chi invece preferisce ballare e cantare. Non ci saranno molte persone, ma sono tanto accoglienti da farci innamorare immediatamente del villaggio di Panal.
Arrivano le 19.00, orario previsto per l’inizio della serata, così, anche se a malincuore, concludiamo i nostri giochi coi bambini per andare a sederci tutti insieme davanti al grande telo appeso allo Scania. Big Makhou e Rif cominciano a cantare e, proprio come nei giorni precedenti, rimaniamo affascinati dalle loro canzoni, pur non capendone che pochissime parole. In lontananza intravediamo dei lampi, ma non ce ne preoccupiamo troppo: sono già quattro sere che li vediamo in lontananza senza che cada una sola goccia d’acqua. L’esibizione dei due rapper finisce per lasciare spazio alla proiezione dei film
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È in questo momento che si alza un forte vento freddo che porta con sé tantissima sabbia. Capiamo che questa volta probabilmente i lampi che vedevamo poco fa all’orizzonte potrebbero invece causarci qualche problema, così cominciamo a prepararci in caso di pioggia. Appena cinque minuti dopo si scatena il nubifragio: piove con una violenza inaudita e, mentre gli abitanti si rifugiano nelle loro capanne, noi cerchiamo di mettere in salvo tutta l’attrezzatura elettronica. La pioggia dura appena una ventina di minuti, ma tanto basta per renderci completamente fradici. La serata è terminata, o almeno questo è ciò che crediamo.
Quando smette di piovere ecco infatti tornare i locali che ci chiedono per quale motivo ce ne stiamo già andando. Cerchiamo di spiegargli che sarebbe troppo complicato ridisporre tutta l’apparecchiatura elettronica in mezzo a tanto fango, ma loro non ne vogliono sapere. Improvvisiamo così una serie di canti e balli tutti insieme durante i quali ci scambiamo canzoni in italiano con canti tipici in lingua Wolof. Provate ora ad immaginarci: un gruppo di persone coi vestiti fradici in mezzo all’Africa, con il fango che copre ogni cosa ed illuminati solo dai fari dei nostri veicoli che cantano e ballano con il sorriso sulla faccia in una lingua che non conoscono. Pura magia.
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