Overland20 diario 18

Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org 

Approfondimento. Finalmente lasciamo Nouakchott. Non è mai bello dire una cosa del genere, ma siamo proprio felici di lasciarci alla spalle questa città che non ci ha lasciato molte impressioni positive. Come ultimo regalo, proprio per non smentirci, veniamo fermati all’ennesimo posto di blocco dove un poliziotto ci fa pagare una tassa di 2000 Ouguiya per il mantenimento delle strade.

Nessuno ci aveva parlato di questa tassa da quando siamo entrati in Mauritania per la prima volta un paio di settimane fa e nessuno dei posti di blocco l’aveva mai richiesta, ma sembra una cosa abbastanza ufficiale, quindi la paghiamo senza lamentarci e sperando che quei soldi finiscano davvero nelle spese per la riparazione delle strade che sono le più disastrate che abbiamo incontrato fino ad ora: a volte la striscia di asfalto rimasta è talmente stretta da far passare a mala pena un veicolo soltanto, sempre che non sia piena di buche così profonde da far preferire il transito nei metri di terra battuta che separano la strada dalla sabbia del deserto circostante.

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Ci stiamo dirigendo verso il Parco Naturale di Diawling, ma procediamo a rilento proprio a causa delle pessime condizioni del tracciato. Quando finalmente arriviamo, rimaniamo affascinati dalla quantità di fiori, piante e animali che incontriamo. Si tratta di un grande Parco Naturale patrimonio dell’Unesco di circa 16.000 ettari nella zona sud del Paese, molto vicino al fiume Senegal che fa da confine tra la Mauritania e, per l’appunto, il Senegal. Lungo il percorso sterrato ci imbattiamo anche in cartelli in doppia lingua: francese e cinese. Non riusciamo bene a capire cosa possano farci qui dei cartelli scritti in quest’ultima lingua, di un Paese tanto lontano. L’unica spiegazione che ci viene in mente (di cui non siamo riusciti a trovare nessuna prova però), è che la Cina abbia fatto un patto con la Mauritania per cui, avuto il permesso di cercare minerali/petrolio/ricchezze varie sul suolo mauritano abbia dovuto in cambio sistemare alcune infrastrutture del Paese, tracciando ad esempio la strada sterrata che permette di visitare il Parco coi proprio veicoli.

Dopo numerose foto e video arriviamo alla vicina dogana che ci permetterà di uscire dalla Mauritania e rientrare in Senegal. Come avete potuto capire non siamo tristissimi di lasciarci questa nazione alle spalle: se all’inizio siamo rimasti scioccati dalla sua povertà assoluta (di gran lunga la nazione più povera di quelle visitate fino ad ora), scoprendo man mano nuovi aspetti ci siamo sentiti sempre meno accolti e benvoluti, e questo è veramente un peccato…

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