
Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org
Eccoci nuovamente a Dakar. Ci sembra giusto iniziare il soggiorno nella capitale senegalese con un bel bagno nell’Oceano Atlantico dalla spiaggia sulla quale si trova il nostro albergo (esattamente: dormiamo in un albergo letteralmente in riva al mare). Ci divertiamo ancora di più di quanto abbiamo fatto in Mauritania, perché qui le onde sono davvero gigantesche, spesso sopra i tre o quattro metri.
Siamo tornati in questa città per visitarla però! Così, anche se un po’ a malincuore, lasciamo la spiaggia per dirigerci verso il centro di Dakar.
Rimaniamo, come già ci era successo un paio di settimane fa, bloccati per un paio d’ore nel traffico con un terribile caldo umido che ci fa sudare in maniera davvero indecorosa. Arrivati al porto incontriamo la nostra guida per la giornata di oggi, un giovane ragazzo nato sull’isola di Goree che stiamo andando a visitare. Sul traghetto ci sediamo sul ponte superiore, con il sole che ci scalda, una leggera arietta che ci raffresca, il rumore delle onde nelle orecchie e tanta gioia e serenità nel cuore. Sbarcati sull’isola di Goree veniamo subito raggiunti da un funzionario locale che ci richiede di pagare una tassa della bellezza di 1000 euro per portare con noi le nostre videocamere e macchine fotografiche. Vorremmo chiarire solo un punto prima di proseguire: la tassa effettivamente esiste, ma solo per le videocamere. La tassa per le fotografie è di fatti notevolmente inferiore, ma il funzionario locale, come spesso purtroppo ci accade, vuole a tutti i costi guadagnarci qualcosa, e fa di tutto quindi per farci pagare la tassa più alta (avendo capito che non siamo semplici turisti). Come troppe volte abbiamo dovuto fare durante questo viaggio scegliamo di provare a corromperlo per permetterci di portare per lo meno le macchine fotografiche con noi, e, come sempre, il funzionario si lascia corrompere.
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Comincia così la nostra visita all’isola coloniale, dove sono presenti ancora molti edifici di quel periodo e dove possiamo ammirare un grandissimo numero di mostre di opere d’arte di artisti locali, oltre che di bancarelle e negozietti di souvenir (non ne avevamo ancora incontrati così tanti in Africa), spessissimo con una radio che trasmette musica di sottofondo. Dovete sapere infatti che Dakar è considerata sia la capitale artistica sia musicale di tutta l’Africa, e a ragione da quello che abbiamo potuto vedere e sentire fino a questo momento. L’isola, pur essendo piccolina, è molto graziosa, e la visitiamo con grande piacere.
Prima di andarcene, nonostante il poco tempo a disposizione, vorremmo visitare la casa degli schiavi. Rimaniamo allibiti: ci raccontano storie agghiaccianti, ci mostrano le stanze dove venivano stipati decine e decine di esseri umani in attesa di essere venduti o, peggio, spediti oltre Oceano negli Stati Uniti (di questi più del cinquanta per cento moriva durante la traversata). Vediamo i catenacci con cui venivano legati e ci fanno affacciare dalla finestra dalla quale lanciavano in pasto agli squali i cadaveri di coloro che non ce la facevano. È impressionante quanto l’uomo sia stato capace di fare tanto male a dei propri simili solo per assurde convinzioni di superiorità razziale per così tanto tempo: dall’isola di Goree sono partiti schiavi in giro per il mondo per circa 400 anni.
Lasciamo l’isola ancora un po’ frastornati da questo pensiero. Il tramonto visto dal battello ci aiuta a distrarci da quanto abbiamo appena visto e sentito, e ci fa tornare il buon umore. Arrivati in albergo ceniamo velocemente: è stata una giornata davvero lunga e stancante, ma, nonostante questo, una strana idea comincia a serpeggiare nelle nostre teste mentre mangiamo. Perché non fare il bagno nell’Oceano Atlantico anche di notte? Non esitiamo neppure un istante: corriamo in camera, ci mettiamo i costumi ed ecco che ci fiondiamo in spiaggia per questa nuova esperienza.
Potremmo descrivervi il fascino dell’incessante scrosciare delle onde dell’Oceano. Potremmo descrivervi la bellezza dell’immenso cielo africano cosparso di stelle sopra le nostre teste. Potremmo descrivervi il profumo del leggero vento che soffia stanotte, ma non riusciremmo mai a farvi capire quanta felicità si è impossessata di noi in questo momento. Ci sono volte in cui si vivono esperienze talmente belle che si rimane storditi e senza fiato; un po’ come quando, improvvisamente, si incontra quasi per sbaglio lo sguardo della ragazza più bella della serata: ci si blocca, senza parole, cominciando a sorridere senza un motivo preciso, e ci si chiede come possa esistere a questo mondo qualcosa di tanto bello e semplice allo stesso tempo. E sei felice.
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