Overland20 diario 20

Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org 

Passiamo la mattina facendo delle riprese nel villaggio vicino all’albergo. Per la prima volta incontriamo dei senegalesi assolutamente non cordiali nei nostri confronti: se di solito infatti la gente del posto è sempre sorridente e accogliente qui spesso rispondono alle nostre videocamere con gesti osceni e urla (non troppo diverso quindi da quanto succedeva in Mauritania).

Preferiamo quindi non soffermarci troppo sulla descrizione di quel villaggio abitato da gente tanto antipatica: ci limiteremo a dire che, nonostante tutto, è stato davvero piacevole vedere i bambini giocare a calcio in spiaggia fregandosene del fatto che le onde alle volte invadessero il campo da gioco.

 

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Tornati in albergo ci prepariamo per uscire di nuovo: la meta questo pomeriggio sarà un’isola molto particolare chiamata isola delle conchiglie (e scopriamo presto il perché). Superato il lungo ponte pedonale che la collega alla terraferma osserviamo infatti che il suolo è interamente ricoperto di conchiglie di ogni forma e dimensione. Spesso è possibile vederle anche come decorazioni nei muri o all’interno dell’amalgama per realizzare i mattoni. Vediamo poi per la prima volta dal nostro ingresso in Africa dei maiali: questa piccola isola è infatti a maggioranza cristiana, e i maiali vengono attentamente allevati per essere poi mangiati il giorno di Natale o quello di Pasqua (o almeno questo è ciò che ci dice l’uomo che si è offerto di farci da guida). Lasciando perdere i maiali però questo è un fatto significativo: in questo piccolo villaggio convivono pacificamente islam e cristianità, tanto che i due grandi minareti non distano neanche tanto dal grosso campanile che sovrasta la chiesa al centro dell’isola.

Trattandosi di un villaggio a prevalenza cristiana è ovviamente presente anche il cimitero, che si trova però su un’altra isoletta poco distante e collegata all’isola da un altro ponte pedonale. L’atmosfera del cimitero è surreale: una piccola isola collinare ricoperta di croci bianche, a cui piedi sono sempre presenti cumuli di conchiglie sotto cui riposano i cari degli abitanti del villaggio. Molto stranamente per l’Africa regna un silenzio assoluto, interrotto solo alle volte dal canto di qualche uccellino di passaggio. Lasciamo anche quest’ultimo luogo per tornare sui nostri passi verso i veicoli che ci riporteranno infine in albergo. Si conclude così anche questo giorno in Senegal, magari meno ricco di emozioni rispetto ai giorni precedenti, ma pieno di spunti su cui riflettere molto.

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