
Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org
Poco dopo l’alba lasciamo il nostro accampamento per dirigerci verso un villaggio di pescatori qui vicino. Sulla strada ci imbattiamo in una capanna abitata da una numerosa famiglia che sta pulendo il riso in un grosso vaso con dei bastoni ed Ernesto ne approfitta per dare una mano.
Arrivati al villaggio veniamo immediatamente accolti da Samur, un ragazzo proveniente da un’altra regione che ha deciso di trasferirsi qui per conoscere al meglio tutta la sua nazione. Per prima cosa ci mostra i pescatori tirare fuori dal mare una gigantesca rete piena di pesci. Ci sono decine di persone per ciascun capo della fune che tirano la rete cantando, mentre piano piano si avvicinano sempre di più tra di loro. Loro non lo sanno, e neanche possono immaginarlo, ma ci sono molti europei che invidierebbero il loro pacifico stile di vita a strettissimo contatto con la natura.
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Dopo aver intervistato il capo del villaggio torniamo al lodge, dove Giannino ci cucina un ottimo (come sempre d’altronde) piatto di pasta con tonno e cipolle. Ci dividiamo poi in due gruppi. Alcuni di noi si recano a Freetown, all’ambasciata liberiana per fare i visti per la prossima nazione che visiteremo. Lungo il tragitto, non si sono risparmiati la sfortuna di forare una gomma, riparata però egregiamente da un gommista locale con metodi tanto semplici ma altrettanto funzionanti da farli rimanere a bocca aperta!
Altri invece restano alle capanne per intervistare un ex soldato della guerra civile conclusasi una quindicina di anni fa. Le storie che ci racconta sono molto crude e ci stupisce davvero sentire che in un paese pacifico e accogliente quale ci è sembrato la Sierra Leone succedevano cose tanto terribili fino a pochi anni fa. È ammirevole quindi notare come queste popolazioni siano riuscite a lasciarsi alle spalle un periodo tanto buio della loro storia in così poco tempo.
Il gruppo andato a Freetown per i visti torna al lodge portando con sé una graditissima sorpresa: farina, pomodori e qualche altro ingrediente speciale che servirà per una fantastica… pizza! Il luogo in cui ci troviamo infatti fino a non molti anni fa era un forno, trasformato poi dal proprietario in un resort ecologico, così Giannino, con il fondamentale aiuto di Beppe ed Ernesto, si trasforma in pizzaiolo per una sera. Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo trovati a mangiare una pizza tanto buona a tanti chilometri da casa in un continente tanto diverso dal nostro come l’Africa? Così con le pance piene e le menti inebriate dai sapori e ricordi di casa, ce ne andiamo a dormire, ancora una volta cullati dal rilassante rumore di onde che si infrangono a pochi metri dalle nostre capanne.
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