
Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org
Abbiamo passato la giornata di ieri in hotel per riposarci un po’ dopo tanti giorni di continui spostamenti e riprese. Ne abbiamo approfittato anche per scaricare e riorganizzare il materiale foto e video degli ultimi giorni, oramai accumulato nelle schede sd dato che nei giorni passati in foresta non avevamo elettricità. Ma un po’ di tempo per riposarsi dopo oramai due settimane di viaggio ci stava. Date le energie recuperate, oggi ci svegliamo molto freschi e pronti per un’intera giornata di visita alla città di Monrovia, capitale della Liberia.
Visitiamo per prima cosa il palazzo dove vengono eletti i presidenti liberiani: il sistema di questa nazione è del tutto identico a quello statunitense. Il motivo è molto semplice: la Liberia venne fondata dagli ex schiavi americani liberati che desiderarono tornare nella terra dei loro avi. Tutto qui richiama gli Stati Uniti d’America, compresa la bandiera nazionale, composta da una stella bianca in campo blu affiancata a strisce bianche e rosse. Il palazzo delle elezioni è ricoperto di striscioni che richiamano i colori nazionali e fa sembrare per un momento di essere davvero stati catapultati nell’America degli anni cinquanta.
SEGUI LA SPEDIZIONE SUI SOCIAL
Sulle colonne che fiancheggiano la sala interna si possono trovare i ritratti di tutti i presidenti passati della Liberia, compreso l’attuale presidente che è una vecchia conoscenza italiana: George Weah! Ex giocatore del Milan di Sacchi che ha contribuito ampiamente a portare a molti successi la squadra milanese. Dopo qualche foto di rito sui vecchi troni su cui usavano sedersi i presidenti del passato (ora ce ne sono di nuovi, sui quali ovviamente non ci si può sedere) usciamo per girare per la città. Proprio davanti a noi troviamo un grande edificio diroccato pieno di fori di proiettili: cerchiamo così di riprenderlo, ma veniamo immediatamente bloccati da dei poliziotti che non solo ci dicono che non possiamo riprendere, ma si rifiutano anche di spiegarci cosa fosse quell’edificio e per quale motivo sia così mal messo. Decidiamo dunque di indagare: mentre Filippo si reca presso il ministero degli interni, del turismo e della cultura per ottenere il permesso di riprendere liberamente in qualsiasi parte della città, il resto del team cerca informazioni tra i passanti, molti dei quali si rifiutano a loro volta di darcele. Scopriamo infine da un venditore di noccioline che quell’edificio era il quartier generale dell’unico partito politico durante la seconda guerra civile liberiana, conclusasi nel 2003, e che era stato quindi preso di mira durante i combattimenti. Appartenendo l’edificio ad un privato, nonostante i quindici anni passati, non sono ancora stati trovati i fondi per rimetterlo a nuovo, e quindi viene lasciato così, mezzo diroccato, forse anche a memoria di un sanguinoso conflitto che molti mali aveva portato a questa nazione ora molto florida.
Tornato Filippo ci incamminiamo verso il mercato centrale dentro a cui decidiamo di perderci: ci sono mille persone, colori, profumi e tutti completamente diversi tra loro. Molti ci fermano per chiederci di scattargli una foto, mentre altri si nascondono non appena vedono le videocamere. Veniamo inghiottiti in un mondo caotico ma straordinario, capace di tenerci dentro di sé per non sappiamo neanche più quanto tempo. Dopo quindi un periodo non ben quantificabile usciamo ritrovandoci su un ponte che attraversa il fiume Mesurado che taglia la città a metà. Qui torniamo finalmente a respirare un po’ di aria e a sentire il vento sulla faccia (e non ci dispiace affatto date le alte temperature): approfittiamo del punto panoramico per scattare foto e video della città, oltre che per far volare il nostro Mavic 2 Pro targato DJI.
Vediamo il sole abbassarsi sempre di più e decidiamo così di spostarci verso la collina all’estremo ovest della città che da sull’Oceano: ammiriamo il cielo colorarsi di rosso mentre il sole infuocato scompare all’orizzonte, oltre l’Oceano. Davanti alle nuvole rosa, volano migliaia di pipistrelli dirigendosi verso gli alberi a nord della città dove passeranno la notte. É questo il panorama che ci lasciamo alle spalle quando risaliamo sui veicoli per tornare in hotel. É per panorami come questo, che noi continuiamo e continueremo sempre a viaggiare.
{loadposition BlogGallery-ov20d29}