Overland20 diario 7

Foto di ©Francesco Sangalli – overland.org 

Usciamo dalle nostre tende in riva all’Oceano alle 5.30, con il sole che non è ancora sorto e il cielo pieno di tante stelle da far quasi impressione. Facciamo una veloce colazione con una tazza di caffè e un piccolo spuntino. Partiamo dirigendoci verso la Mauritania, il cui confine non è molto distante. Prima di varcarlo però ci fermiamo a un distributore: oltre la dogana sarà difficilissimo trovare carburante, e mai di qualità accettabile.

Facciamo quindi il pieno a tutti i mezzi, aggiungendo i preziosi additivi che Tunap Italia ci ha gentilmente fornito, e riempiendo poi tutte le taniche a nostra disposizione per non rischiare di rimanere a secco durante la traversata del deserto: non sarebbe affatto piacevole. C’è un problema in tutto questo però: importare grandi quantità di carburante in Mauritania è illegale: ci trasformiamo dunque momentaneamente in contrabbandieri, nascondendo al meglio le prove del nostro reato sui veicoli sperando d’incontrare un doganiere accondiscendente (che effettivamente poi incontreremo: in cambio di un paio di cappellini e qualche maglietta non vide nessuna delle taniche che avevamo riempito, permettendoci di risolvere in questo modo il problema carburante in questa nazione).

Mentre ci avviciniamo al confine marocchino vediamo un cartello: “attenzione, presenza di mine anti-uomo”. Non propriamente un avvertimento confortante. A rendere il tutto ancora meno confortante c’è il fatto che, appena usciti dal Marocco, entriamo nella terra che lo separa dalla Mauritania. Essendo terra di nessuno, nessuna delle due nazioni si assume l’onere di mantenerla, così che la strada sparisce un centinaio di metri dopo la dogana. Ricordandoci del cartello di avvertimento di poco prima non sappiamo bene come comportarci, dato che non c’è alcun percorso sicuro segnalato.

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Fortunatamente, mentre stiamo prendendo una decisione sul da farsi, ecco arrivare in senso contrario una macchina con due uomini a bordo; ci affiancano, notiamo che indossano i tipici vestiti mauritani di colore azzurro e ci dicono di essere delle guide locali che ci aiuteranno a sbrigare tutte le pratiche burocratiche al confine. Li ringraziamo enormemente e li seguiamo lungo un tortuoso percorso libero da mine nella sabbia e sulle rocce, per varcare finalmente il confine mauritano. Qui veniamo fatti scendere dai veicoli per ottenere il visto, che deve essere fatto tramite una procedura online in un piccolo edificio sperduto nel deserto. A causa di questo isolamento spesso la connessione salta, formando delle lunghe code che impongono attese di parecchie ore. È esattamente ciò che succede anche a noi, che rimaniamo per ore in un piccolo cortile aspettando con pazienza che la connessione ritorni. Finalmente, intorno alle 17.00 ora locale (dobbiamo cambiare nuovamente orario: ora sono due le ore di differenza da casa), siamo liberi di andare.

La prima impressione che abbiamo della Mauritania è legata alla grandissima quantità di macchine abbandonate, o meglio, di ciò che ne rimane. Spesso è infatti possibile vedere uomini all’interno degli scheletri dei veicoli che smontano parti da rivendere poi probabilmente come pezzi di ricambio (la cui richiesta è sicuramente molto alta, visto il numero di mezzi in panne a bordo strada incontrati lungo il percorso). Il resto della giornata lo passiamo in macchina osservando i panorami mozzafiato del deserto dal finestrino, fino a quando cala il sole. Dopo ore e ore di viaggio arriviamo finalmente a Nouakchott, capitale della Mauritania, dove dormiremo per questa notte. Prima di andare a dormire però, visto che abbiamo già saltato il pranzo, Giannino ci cucina un ottimo piatto di pasta che sparisce immediatamente nelle nostre pance. Ora possiamo finalmente andare a riposare, così da essere pronti domani a una nuova giornata di viaggio.

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