Disastro ecologico in Nuova Zelanda: ma chi guida queste navi?
Un altro disastro ecologico, questa volta nell’incontaminata Nuova Zelanda. Lo scorso anno si era impigliato un cargo cinese al largo delle coste dell’Australia Orientale, danneggiando in modo gravissimo una delle sette meraviglie naturali del mondo: la Great Barrier Reef, la Grande Barriera Corallina. Quello che sta accadendo ora in Nuova Zelanda non è da meno, nonostante non parliamo della magnificenza subacquea dell’Australia. Una portacontainer battente bandiera liberiana, chiamata La Rena, si è incagliata sulla barriera corallina al largo delle spiagge della Bay of Plenty. Un disastro ecologico probabilmente non arrestabile, che danneggerà in modo aggressivo la flora e la fauna della zona, nonostante lo sforzo encomiabile dell’esercito e di volontari che stanno assediando le rive. Quello che si sta disperdendo in mare è petrolio e la fuoriuscita è quasi giunta a 400 tonnellate, ma purtroppo, nel cargo che si sta per spezzare a causa dell’inclinazione, sono contenute almeno altre 1300 tonnellate, pronte in breve ad attaccare le coste della Nuova Zelanda. Una domanda allora sorge spontanea: ma chi guida queste navi? Come è possibile che con tutti i mezzi moderni di rilevazione dei fondali sia possibile incagliarsi? La barriera corallina è evidente anche sulle carte nautiche. Inoltre, perché non esistono delle misure di sicurezza per il contenimento del materiale trasportato, soprattutto quando si tratta di uno così pericoloso per l’ambiente, gli animali e le persone? Eppure non siamo al primo caso. Le autorità hanno già arrestato il comandante e il secondo ufficiale, entrambi di nazionalità filippina, per disastro ambientale. Entrambi sono fuori su cauzione e rischiano solo fino a 12 mesi di carcere. Troppo poco per i danni e per i morti (anche se animali, sono sempre esseri viventi uccisi) causati.