Km: 171; media oraria: 25,5 km/h
Dislivello in salita: 1600 m
Tempo di percorrenza: ore 6,45
Questa volta usiamo una tattica diversa. Al casello dell’autostrada passiamo in volata dalla porta di servizio sorprendendo l’impiegata che forse non si accorge neppure di noi. Solo i pulmini si devono fermare per pagare il pedaggio. Possiamo così percorrere i primi 60 chilometri senza problemi tra i covoni di grano dei campi appena mietuti sui quali pascolano greggi di pecore.
Un paesaggio bucolico da Pianura Padana se non fosse per la cortina di montagne sullo sfondo. E’ propria là che dobbiamo dirigerci per valicare il colle più alto della Via della Seta cinese, un 2950 metri senza nome. Lo raggiunge una superstrada che prima serpeggia in una stretta valle a fianco della ferrovia, poi prende quota su di un vasto altopiano reso ancora idillico dal contrasto cromatico fra il verde dei campi di orzo e il giallo di quelli di colza. Lo delimitano gli ultimi scampoli della grande Muraglia. Fondo stradale perfetto, pendenza pedalabile, aria fresca, tutto gioca a nostro favore. Uno scherzo, dopo la traversata del Kirghizistan e del passo Torugart. Al di là del colle scendiamo nel bacino del Fiume Giallo.
Lasciamo definitivamente alle spalle la Cina dei deserti e delle oasi per entrare in quella agricola e industriale.