Anche in Italia è tornata di moda quella che gli inglesi chiamano Swap Parties, ovvero l’arte del baratto. Complici la crisi economica ma anche una maggiore sensibilità verso l’ecologia sta prendendo piede una nuova filosofia dell’usato. A portare in Italia questa idea di consumo eco-sostenibile dall’associazione di promozione sociale, l’Atelier del Riciclo, nata grazie all’idea dalla giornalista Grazia Pallagrosi. Ci si scambia di tutto, dai vestiti agli accessori, dai mobili agli oggetti. Il primo pregiudizio sull’usato è quello del concetto trash: quello che viene scartato non è solo qualcosa in cattive condizioni o inutilizzabile, ma è soprattutto ciò che si può reinventare. Gli oggetti da recuperare sono di qualità e possono essere oggetto di riqualificazione.
Quante cose, che apparentemente sono diventate inutili, in realtà possono trovare una nuova funzionalità con un po’ di creatività? Stessa cosa vale ad esempio per i regali ricevuti e non graditi: in questo caso è anche improprio parlare di “usato”. Siamo nell’ambito del commercio equosolidale, che un tempo veniva associato mentalmente solo ai prodotti che provenivano dall’Africa o dal terzo mondo. In tutta Italia vengono organizzate diverse fiere ma l’arte del baratto è molto diffusa anche in rete, dove si creano specie di mercati virtuali. E in questo periodo di crisi economica non va trascurato il fatto che sia gratis. Visto che chi acquista ormai ha spesso gusti volubili e quello che ci piace oggi potrebbe non essere di nostro gradimento domani perché non reinvestire quel prodotto per ottenere qualcosa di più idoneo ai bisogni personali attuali? Tutto questo parte da una spinta a riconsiderare cosa è veramente necessario e cosa invece può essere valutato come superfluo e quindi, se acquistato, riciclato.