Le elezioni in Kenya si preannunciano cariche di tensione, sia in ricordo delle violenze ripetute che si verificarono cinque anni fa (portandosi dietro oltre 1.000 morti), sia perché già nella notte nella località Changamwe, a circa mezz’ora da Mombasa, si è coperta di sangue.
Un gruppo di miliziani appartenenti al Consiglio Repubblicano di Mombasa (Mrc), hanno fatto irruzione in una stazione di polizia uccidendo gli agenti di guardia e quelli venuti in loro soccorso: il bilancio finale è di 17 morti tra forze dell’ordine e appartenenti al movimento separatista.
Queste elezioni si prevedono molto calde in quanto decidono il nuovo presidente, i membri del Parlamento, le assemblee distrettuali e i governatori regionali. La popolazione è scossa e spaventata, la chiesa ha lanciato un appello affinché si possa votare in pace, ma nonostante tutto si teme un’escalation della tensione.
Cinque anni fa, l’affluenza di massa comportò una situazione molto ingarbugliata alle urne, con accuse di brogli e risultati non chiari: l’esito fu la vittoria prima di un candidato poi di un altro. Di conseguenza, entrambi gli schieramenti alimentarono un regime di violenza che investì tutta la popolazione, tanto che nelle baraccopoli di Nairobi ci fu una vera e propria guerriglia, che si concluse con circa 1.300 morti, inclusi bambini e donne.
Quest’anno, tra gli otto candidati, i due che corrono per la poltrona sono il primo ministro uscente Raila Odinga e Uhuru Kenyatta, che è accusato di aver avuto un ruolo importante nell’eccidio post elettorale del 2007. Questa volta sembra siano state prese contromisure valide, con un ampio schieramento di forze dell’ordine, ma l’episodio della scorsa notte, avvenuto vicino Mombasa, lascia molti dubbi e timori.