La tensione in Egitto non accenna a scendere, mentre al contrario sale il numero delle vittime causate dagli attacchi sferrati contro alcuni uffici pubblici e il carcere di Port Said. Ieri sono state uccise 33 persone, tra le quali un giovane di 22 anni, con un colpo di arma da fuoco mentre era in corso un assalto ad un commissariato di polizia.
Un’escalation della tensione ha portato manifestanti e forze dell’ordine ad una guerriglia, proprio durante i funerali delle vittime: il bilancio ha registrato altri sette morti e oltre 400 feriti.
Una situazione drammatica, che ha visto coinvolto anche il Ministro della Difesa Mohamed Ibrahim, duramente contestato dagli ufficiali di polizia, che lamentano il fatto di non ricevere un equipaggiamento adatto a fronteggiare la situazione critica che sta attraversando in questo momento Port Said. Ibrahim non ha potuto quindi assistere ai funerali di due ufficiali uccisi negli scontri, tenutisi in una moschea, perché allontanato proprio dalle forze dell’ordine.
Intanto il presidente egiziano Mohamed Morsi ha proclamato lo stato di emergenza per Port Said e per le città di Suez e di Ismailiya. A Port Said, inoltre, è stato stabilito il coprifuoco dalla 21 alle 6 a.m.
Morsi, sotto la pressione dei Fratelli Musulmani, ha chiamato a raccolta tutti i leader politici del Paese, compresi quelli di opposizione, per cercare di trovare una soluzione ad una criticità che ormai sembra irreversibile.