Myanmar sospese sanzioni dall'UE Il Myanmar, l’ex Birmania, ha iniziato a muovere i primi passi verso la stabilizzazione di un governo non repressivo e caratterizzato dalle linee guida imposte dall’Unione Europea. Nonostante questo primo periodo però non si possa affatto considerare positivo sul piano del rispetto degli accordi presi, da Lussemburgo fanno sapere che per un anno il Myanmar non subirà le sanzioni precedentemente imposte e in vigore dal 1996. Quindi resterà attivo solo l’embargo relativo alla vendita di armamenti, mentre le imprese europee, cinesi, indiane e giapponesi potranno operare sul territorio.

Dopo la sconfitta del lungo regime militare, avvenuta ad opera di Aung San Suu Kyj, si sarebbe dovuta insediare la Lega Nazionale della Democrazia; l’avvenimento è stato però posticipato a causa delle incongruenze tra la filosofia della Lega Nazionale e la Costituzione, definita non democratica. Infatti, un quarto dei seggi del Parlamento resta in mano ai militari.

Il motivo per cui le sanzioni da parte dell’Unione Europea non sono state abolite ma semplicemente sospese, è che il clima non è ancora sereno e lo spettro di un nuovo acuirsi delle tensioni è sempre presente. Per il momento, quindi via libera all’import-export di materie prime (come legno, pietre preziose e minerali) e agli investimenti nel turismo e nelle telecomunicazioni. Anche l’ingresso nella UE di alcuni rappresentanti del regime potrà essere ripristinato. Ma tutto con riserva, in attesa di valutare l’evolversi della vicenda e di una collaborazione fra il presidente Thein Sein e la vincitrice alle elezioni del primo aprile, Aung San Suu Kyj.