Luigi Ceresa nato a Torino il 06-01-1947
Coltiva la passione per il cinema da quando aveva 5 anni ed andava con la madre ai pomeriggi del cinema dell’oratorio. A Torino non c’era una scuola del cinema, studia ragioneria ed ecomonia e commercio. Dopo varie attività pertinenti ai suoi studi, con l’avvento della TV privata, ritorna alla sua prima passione: con una VHS portatile inizia a realizzare piccoli short per le TV locali. Nel 1982 monta un piccolo studio U-Matic per produzioni commerciali. E’ stato Direttore e Responsabile Programmi di alcune TV Locali piemontesi, inizia a collaborare per RAI. Nel 1987 si trasferisce a Milano dove crea in proprio uno studio di produzione per il broadcasting, due anni dopo inizia a lavorare anche per le reti nazionali curando riprese, montaggi e regia di vari programmi. Il successo di Overland ha consolidato il rapporto con RAI con la quale collabora tutt’ora in svariate produzioni.
Intervista registrata dalla BBC WORLD a Villa d’Este Cernobbio nel settembre 2005 (traduzione Inglese-Italiano di C. Fryer)
Sono passati più di 10 anni dalla prima trasmissione di Overland, ci racconti la tua storia?
GC: ebbi la fortuna di conoscere Beppe Tenti, torinese come me, nel 1988 durante una crociera su una nave Costa: lui si trovava lì per accompagnare un gruppo di suoi clienti mentre io ero impegnato a girare un documentario sulla vita di bordo. Ci piacemmo subito! Mi parlò delle sue attività e scoprimmo di avere molte passioni in comune. Tenti produceva già trasmissioni per RAI, mi offrì di lavorare con lui come operatore. Nella sua sede di Milano montammo un piccolo studio di produzione analogico Betacam SP, lo stesso in cui fu realizzato Overland 1 Roma-NewYork. Ma prima di fare Overland ho portato avanti altri suoi progetti per RAI e sempre con successo: 40 puntate per UNOMATTINA sugli antichi mestieri e tradizioni dove la gente riusciva a raccontarsi, AMERINDIA e VIVAFRICA con Piero Badaloni dove girai alcune riprese sullo stretto di Bering, poi in Nepal per TRIBU’ di Enzo Biagi, ed infine arrivò OVERLAND Roma-New York, decisamente la più importante! In quegli anni girai veramente il mondo insieme a Beppe Tenti: che fortuna!
Come fu la realizzazione TV di Overland 1 Roma –New York?
GC: Inizialmente si partì con molto entusiasmo e senza ancora un’idea precisa su come confezionare il format, esistevano anche problemi tecnici per le attrezzature di ripresa: non si sapeva bene come si potevano comportare le telecamere a –30°. Il primo a girare in Russia fu Fulvio Mariani, grande esperto di riprese in alpinismo, proseguì Filippo Bossi ed infine io per la traversata degli USA perché lì dovevamo realizzare gli spot degli sponsors. Andò tutto bene: nei momenti critici usammo scaldamani chimici inseriti nei rivestimenti delle telecamere per mantenere un’adeguata temperatura e permettere il regolare funzionamento della macchina. Al rientro, quando la RAI ci dette il via per il montaggio, mi trovai di fronte 93 cassette betacam SP da 35’ minuti: il girato era stato fatto senza una scaletta iniziale, vista l’entità del viaggio non si poteva prevedere niente.
Inizialmente, con Daniele Valentini si optò per un racconto a cronologia storica, visto la caduta del muro di Berlino, poi avremmo voluto esaltare le note geografiche e l’avventura…
Cominciai il montaggio (rigorosamente analogico beta-beta), smontai e rimontai più volte i primi 5 minuti lasciando in testa alla cassetta il minuto di nero per inserire la sigla iniziale… Sembrava un’opera infinita ascoltare le idee di tutti e provare a fare tutto quello che dicevano! Ero circondato da una montagna di cassette, bigliettini, telefonate e ripensamenti… Confezionare una puntata da 55 minuti non era uno scherzo ed era la prima volta che mi capitava! Una mattina mi svegliai con una idea precisa: mi vennero in mente le vecchie trasmissioni itineranti che Mario Soldati faceva per la Rai. Ricordo che non staccavo lo sguardo dalla Tv perché una cosa “incuriosiva” l’altra e così via sino alla fine! Pensai che il miglior modo di raccontare Overland poteva essere quello: fare rivivere in quel modo l’avventura al telespettatore! Avremo anche aggiunto le note storiche e geografiche. Sperimentammo l’idea che piacque a tutti: “lo spettatore si immedesimava nell’impresa e viaggiava con noi”. Con questo sistema anche i 50 minuti previsti per ogni puntata potevano sembrare meno lunghi! C’era molto materiale, selezionai le immagini più belle che montai per prime, su queste venne poi costruito il testo. Quando tutto fu montato, mancava però un lancio iniziale: “Quale era la chiave per non fare cambiare canale al telespettatore nel fatidico primo minuto?” Aggiunsi all’inizio il camioncino che gira sul mondo (era lo stesso fatto dalla RAI per il meteo). Quello sì faceva incuriosire la gente e la incollava al teleschermo! Contrariamente alla logica del montaggio tutta la musica venne aggiunta dopo. La musicà è importante quanto le immagini perchè le rende più suggestive. Provai con musiche commerciali e moderne: per Overland non funzionavano! La RAI ci chiese di usare le loro musiche di RAI TRADE. Ne ascoltai qualcuna: non c’entravano niente e mi venne il panico. Fu la volta che coinvolsi Germana Conca, allora mia assistente e oggi mia moglie, ad ascoltare tutte le musiche a disposizione (oltre 3000 brani) ed a ricercare la colonna sonora. Lei ci riuscì, certamente per il suo gusto e per la sua cultura ma anche per la grande pazienza mantenuta contro la mia costante ansia e nevrastenia! Così si realizzò quel sogno delle prime due mitiche puntate!
Come fu il debutto in TV?
G.C.: La sera del 30 dicembre 1995 ero incollato alla poltrona: è diverso vedere un lavoro in diretta mescolato agli altri programmi sul TV di casa tua. Dopo 20 minuti arrivarono le prime telefonate con i complimenti! Erano alcuni amici che si immedesimavano nell’impresa, che avevano letto il mio nome sui titoli di testa e mi dicevano: “..ecco perche era mesi che non ti vedevamo, dove sei andato a finire, in Russia?” Molte furono le telefonate anche con gli amici Paolo Giani e Daniele Valentini, i giornalisti RAI autori del programma, che mi comunicarono succesivamente che con quel programma avevano vinto il Primo Premio di Giornalismo a S.Vincent. Ma la più bella telefonata, la ricordo sempre, fu quella della mattina dopo fattami da Beppe Tenti… Era visibilmente commosso (non è da lui)… era stato chiamato dal Direttore RAI che confermava uno share del 33% (praticamente una partita della Nazionale di calcio) era un successo…! “Sono felice per te, bravo Beppe ce l’hai fatta!”- gli dissi, ero contento di aver fatto bene il mio lavoro. Da lì in poi fu tutto un successo…
Cosa ti è rimasto di OVERLAND?
G.C.: Fu come entrare ed uscire da un sogno reale: allora non mi rendevo conto che quello che stavo facendo era un’esperienza unica. Troppo preso dalla mia professione ero più attento al lavoro ed alle mie responsabilità che alla fatica ed alle emozioni, ma di cose ne ho viste tante! Mi sono rimaste le amicizie di coloro che hanno collaborato strettamente con me e che ringrazio ancora! Mi è rimasta la grande soddisfazione professionale di aver fatto la regia televisiva di un programma che ha avuto un grande successo! Da lì in poi di strada ne ho fatta tanta e ringrazio soprattutto una persona che allora ha creduto in me e nelle mie qualità: Beppe Tenti.