culto del cargoChissà se nelle tradizioni religiose la presenza di uomini, venuti da dove non si sa, possa aver influenzato le persone tanto da far loro credere di stare assistendo ad eventi soprannaturali. Gli dèi non potrebbero essere altri uomini venuti da lontano?

Ipotesi da non sottovalutare, se pensiamo che il culto del cargo è nato proprio in questo modo, cioè con l’avvistamento di navi e di aerei da parte di popolazioni indigene del Sud Pacifico, ancora del tutto estranee a certe tecnologie. Il culto si sviluppò soprattutto in Nuova Guinea, Micronesia e Melanesia con l’arrivo dei primi esploratori nel XIX secolo e fa riferimento alla richiesta di beni e merci (che appartengono a società tecnologicamente più avanzate) attraverso riti religiosi o pratiche magiche.

culto del cargo

Il suo maggiore sviluppo si ebbe nel Sud Pacifico, dove si trovavano alcune basi strategiche giapponesi e americane; in quel periodo, infatti, gli aerei paracadutavano sulle isole beni alimentare, vestiti, giocattoli e quant’altro, per rifornire sia i militari che gli isolani ospiti. Per gli indigeni si trattava di un periodo di immensa ricchezza, la cui ricerca continuò anche dopo la guerra con la pratica del culto del cargo.

culto del cargo

Venivano infatti realizzati aeroplani giganti, piste di atterraggio e furono inventate danze che mimavano i segnali di atterraggio. Ma le basi erano state abbandonate con la fine della guerra e il culto del cargo scomparve piano piano; alcune tracce restano però, ancora oggi, sua alcune isole, come Tanna, nella Repubblica di Vanuatu. Qui è praticato il culto di Jon Frum, che pare fosse un soldato americano il cui nome fu probabilmente storpiato dalla pronuncia indigena. Ad oggi, il termine viene utilizzato per indicare riproduzioni grossolane di beni, opere e servizi.

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