[mercoledì 7 aprile] Lasciando Kasomena ci accorgiamo immediatamente di un fatto: quello che segue sara il percorso più impervio da quando 4 mesi fa abbiamo messo piede, pardon, ruote sul suolo Africano.

Ci dicono che la stagione delle piogge dovrebbe essere terminata da un pezzo, così non ci sembra a giudicare dalla condizioni della piste che già dall’Angola ci hanno accompagnato in Congo, un misto di acquitrini e polvere che mettono a dura prova i mezzi e le abilità di guida degli autisti. Qui in Congo la situazione si estremizza, ci ritroviamo immersi in quelle che più che piste potremmo chiamare paludi.

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Siamo solo a pochi chilometri da Kasomena ed è già odissea: in rigoroso ordine di altezza (da terra) si impantanano via via tutti i mezzi. Il lavoro per i verricelli certo non manca, lo stesso dicasi per noi che manteniamo un ritmo serrato per liberarci rapidamente dal fango.

Abbiamo la conferma, quella che dovrebbe essere una pista “battuta” a causa delle costanti e prolungate piogge si è trasformata in una palude: a tratti incontriamo delle voragini piene d’acqua, in una dobbiamo anche dare precedenza a un’oca e i suoi pulcini che l’hanno scambiata per un laghetto.

Ormai è tardo pomeriggio e mancano ancora 11 chilometri alle rive del fiume su cui abbiamo programmato la sosta, tutti i nostri tentativi per velocizzare la marcia trovano un grande ostacolo quando due mezzi restano bloccati nella terra fradicia.
Ci vorranno quasi 6 ore di lavoro per riuscire a trainare i mezzi fuori dal pantano.

La notte arriva a farci compagnia, sono le 22 e finalmente riusciamo a portare i mezzi fuori dal punto critico. Siamo letteralmente distrutti, decidiamo di accamparci all’interno di un piccolo villaggio e riprendere la marcia domani all’alba.