
E pensate che esistono addirittura allevamenti di gatti, ovviamente illegali, a scopo alimentare. E la cosa più sconvolgente è che non si tratta di un’esigenza dovuta alla povertà estrema ma di una scelta culinaria ben ponderata. Non puntiamo il dito contro i ristoranti cinesi: quella di cui stiamo parlando è una pratica tutta italiana. Pare che questa pratica sia diffusa soprattutto al nord Italia, in particolare nella provincia di Vicenza (da cui la locuzione proverbiale “vicentini mangiagatti”). Ovviamente non si vuole generalizzare e fare accuse a intere città, ma solo evidenziare quanto questa barbara pratica sia radicata nel nostro Paese anche se pensarlo sembra assurdo. Il solo parlarne fa inorridire, ma è anche indispensabile per accendere i riflettori su una realtà che purtroppo è più consolidata di quanto si possa pensare. Tra i casi più scioccanti c’è quello di una cuoca milanese avrebbe cucinato oltre 600 gatti, spacciandoli per coniglio.