L’11 novembre l’agenzia nucleare ceca ha segnalato all’Iaea di Vienna una sospetta nuvola radioattiva di iodio 131, un isotopo artificialmente prodotto in qualche reattore nucleare, sui cieli d’Europa. Quest’ultima ha reso nota la notizia, tranquillizzando al tempo stesso i cittadini circa le verifiche sui livelli di concentrazione della sostanza potenzialmente pericolosa per la salute. Dopo di che la notizia si è smorzata ed è stata messa in ombra. Dopo qualche ora però
è intervenuto anche l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese che ha rilevato tracce di iodio 131 sui cieli francesi. Anche l’agenzia di parigi però ha escluso ogni possibile connessione con il disastro di Fukushima. Tanta sicurezza verrebbe dal fatto che i livelli sono in ogni caso nettamente inferiori rispetto a quelli di marzo scorso. Ma allora se questa contaminazione non arriva dal Giappone come si giustifica? C’è stato qualche incidente del quale siamo stati tenuti all’oscuro, magari di più lieve entità ma (viene da pensare) più vicino all’Italia dal punto di vista geografico? La stessa nuvola è stata segnalata nello scorso week end in Polonia, Slovacchia e Austria. Non è detto che si tratti di reattori nucleari, anche perché non sono stati rilevati radionuclidi. L’ I-131 è molto usato anche in apparecchiature mediche, quali ad esempio cure per la tiroide (ovviamente a livelli inferiori e non allarmanti). Quel che è certo è che si tratta di una dispersione recente perché questo isotopo artificiale si dimezza nel giro di una settimana. I sospetti ricadano sulla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, inclusa di recente da Greenpeace nella black list delle centrali nucleari europee (e ubicata a soli 130 k da Trieste). Cosa non sappiamo?