cina panasonic lotta all'inquinamentoIl colosso tecnologico della Panasonic ha preso una decisione senza precedenti per i lavoratori che andranno a stabilirsi nelle città cinesi (quasi tutte) in cui è presente un livello di inquinamento oltre la soglia di emergenza.

A partire da Pechino, infatti, solo 3 delle 74 città tenute sotto controllo, secondo quanto riferito dal vice ministro della protezione ambientale Wu Xiaoqing, rispettano i valori standard per una qualità dell’aria buona. Se, da un lato, chi viene mandato a lavorare in Cina dalla Panasonic può contare su un maggiore introito, dall’altro emerge un triste tentativo, sterile e assolutamente inutile, per combattere l’inquinamento: in questo modo la Panasonic sta pagando la polizza vita ai lavoratori in Cina, nella consapevolezza che una lunga permanenza in città ad alto tasso di inquinamento possa portare all’insorgenza di malattie serie.

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Ma questo piano della Panasonic potrebbe anche essere parte di un progetto ben più grande: è infatti in corso, da parte del governo cinese, una vera e propria lotta contro l’inquinamento. Quindi si configura uno sforzo congiunto, che vede da una parte la chiusura di centrali a carbone, la sensibilizzazione delle persone e l’utilizzo di tecnologie appositamente studiate per ridurre le emissioni, e dall’altro il tentativo di convincere i lavoratori a trasferirsi in Cina, garantendo però loro un futuro migliore dal punto di vista della salute.

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Si puntano ad incrementare, contemporaneamente, la forza lavoro e le condizioni ambientali. Ci piace credere che questo succederà veramente e che non sia in realtà solo uno specchio per le allodole, un modo per convincere le persone ad accettare condizioni sfavorevoli, puntando sull’incentivo economico.

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