La cucina butanese è piuttosto inusuale: similmente alla tradizione indiana, il Paese ha una certa attrazione per i peperoncini, soprattutto a causa delle alture e delle basse temperature, trattati più come verdure, non come spezie.
Per il resto, la cucina tipica del Bhutan sembra confinata a quattro variabili:
- il tipo e la quantità di piccante;
- il tipo di carne;
- l’aggiunta o meno di verdure (di solito cavolo, patate, funghi, asparagi o rafano);
- la presenza o assenza del datse, un formaggio locale simile al paneer, di origine indiana e diffuso nel sud est dell’Asia.
Alcuni piatti, come il phing, aggiungono un’altra variabile, cioè i noodles.
Il clima freddo del Bhutan contribuisce a far crescere gli asparagi, tanto che essi rappresentano un ingrediente tipico della tradizione culinaria del Paese. Di solito, vengono serviti bolliti in acqua e conditi con burro. Il piatto nazionale è l’ema datse, che consiste in circa 250 grammi di peperoncini piccanti verdi (ema), cucinati con cipolla a fette e affogati in una salsa fatta con il formaggio datse. Le varianti includono l’aggiunta di manzo, maiale o manzo essiccato. L’accompagnamento è un riso rosso tipico del Bhutan, chiamato eue chhum, con un distintivo aroma di noce.
I contorni sono previsti nella cucina butanese, e uno di essi è l’eezay, cioè peperoncini rossi tagliati finemente e uniti a della cipolla cruda, marinata con sale e succo di lime. Se si vuole stemperare il piccante, allora è meglio un altro contorno, il paa, cioè carne (di maiale o manzo, anche essiccato) rosolata in padella con peperoncini rossi. Per i vegetariani, invece, l’alternativa è il kewa o shamu, a seconda se si utilizzano rispettivamente le patate o i funghi.
Un altro piatto tradizionale, anche se meno diffuso, è il riso al sapore di zenzero con peperoncini a fette e maiale, o manzo, arrosto.