È passato mezzo secolo dall’ultima visita di un Segretario di Stato Usa nel Myanmar; il paese del Sud Est asiatico ha accolto Hillary Clinton, che ha incontrato il premier Thien Sein e la leader dell’opposizione Aung San Kyi, premio Nobel per la pace e prossima candidata alla elezioni. La visita diplomatica della Clinton è stata il risultato di oltre un anno di politica democratica messa in atto dal Myanmar, che ora sta cercando di aprire un nuovo capitolo storico con la nazione americana. Ma in gioco ci sono anche altre poste,
la più importante delle quali è contenere lo strapotere cinese che si espande sempre più verso occidente. Il recupero del Myanmar in questo senso sarebbe davvero importante per gli Stati Uniti, che stanno portando avanti una politica estera di contenimento. Di risposta, Pechino ha chiesto l’annullamento delle sanzioni imposte all’ex Birmania, non particolarmente felice dell’evolversi della situazione con gli Stati Uniti, come ha affermato il portavoce del ministero degli esteri cinese Hong Lei. Praticamente in questo ultimo periodo si sta tessendo un’intricata rete politica tra Myanmar, Cina e Stati Uniti; infatti la scorsa settimana il vicepresidente cinese Xi Jinping ha incontrato ufficialmente Min Aung Hlaing, ufficiale capo dell’esercito del Myanmar, con lo scopo di rafforzare la cooperazione fra i due paesi asiatici (da qui la richiesta di eliminare le sanzioni). Ambedue le potenze mondiali vedono nella nazione birmana un crocevia importante per l’economia asiatica, ragion per cui sono intenzionate a stringere una collaborazione il più presto possibile.