L’ex dittatore e leader libico, Mu’ammar Gheddafi, ucciso a Sirte il 20 ottobre 2011, potrebbe essere stato vittima di un crimine di guerra. Le dinamiche sulla sua esecuzione, in realtà, così come avvenuto per l’ex ricercato numero uno dagli Stati Uniti, Osama Bin Laden, sono avvolte in una coltre di nebbia e mistero piuttosto spessa. Le autorità, infatti, dichiararono in un primo momento che era stato un ragazzino, un ribelle, ad ucciderlo con un colpo di pistola alla testa dopo averlo scovato mentre si nascondeva. Ora il procuratore della Corte Penale Internazionale, il CPI, Luis Moreno Ocampo, ha corretto questa posizione e dichiarato che il modo in cui Gheddafi è stato ucciso porta alla luce dei sospetti che si possa essere trattato di un crimine di guerra.
Lo stesso Moreno-Ocampo ha rivelato ai giornalisti che la questione, di rilevante importanza, è stata già sollevata alle autorità nazionali. Le affermazioni del procuratore del CPI fanno il paio, o meglio sono molto vicine alle accuse lanciate da Putin nei confronti degli Stati Uniti, che il premier russo ritiene coinvolti nella morte del dittatore libico. Secondo lui, infatti, l’attacco sarebbe stato sferrato da droni della Nato, soprattutto americani, che avrebbero attaccato la colonna di auto in fuga su cui viaggiava Gheddafi, e in seguito avrebbero segnalato la loro posizione per far intervenire le truppe di ribelli, permettendo loro di uccidere il rais senza prima averlo processato.