L’Egitto chiede a gran voce le dimissioni del presidente Mohammed Morsi e imminenti nuove elezioni presidenziali. Da ieri al Il Cairo e in altre città è scoppiata la protesta nelle strade con migliaia di egiziani riunitisi in piazza Tahrir, fuori dal palazzo presidenziale.
Secondo fonti ufficiali due persone sarebbero rimaste uccise in altre città; a Il Cairo, invece, bombe incendiarie e pietre sarebbero state lanciate contro il quartier generale dei Fratelli Musulmani.
I leader della protesta hanno invitato i manifestanti a rimanere in strada fino a quando Morsi non avrà annunciato le sue dimissioni; secondo loro, infatti, il neo presidente (il primo islamico del Paese), in un anno non sarebbe stato in grado di migliorare le condizioni economiche e di sicurezza all’interno dell’Egitto. Un portavoce del presidente ha invece invitato i manifestanti a rispettare il processo democratico, senza obbligare con la forza Morsi alle dimissioni.
Per il momento, stando alle fonti mainstream, sembra che gli oppositori di Morsi abbiano ottenuto il loro primo risultato, cioè portare in piazza quanta più gente possibile; il problema adesso riguarda la sicurezza pubblica e il comportamento dell’esercito. Il ministro degli Interni ha dichiarato che potrebbe intervenire nel caso in cui la situazione nelle città egiziane dovesse degenerare, portando all’ingovernabilità.
Secondo alcuni analisti, chi è sceso in piazza si sente tradito da un presidente che è disinteressato agli egiziani, pensando solo ai propri interessi. Dal canto suo, Morsi ha detto di aver chiamato l’opposizione al dialogo, senza però ricevere risposta e cooperazione.