Km:77 ; media oraria: 26,8 km/h
Dislivello in salita: 360 m
Tempo di percorrenza: 2,55

Raggiungiamo Turpan percorrendo in leggera discesa una desolata distesa di ghiaia, ai margini della più profonda depressione dell’Asia, la seconda della terra dopo quella del Mar Morto: la Turpan Pendi, 154 metri sotto il livello del mare. Ci troviamo infatti nella grande conca compresa fra le due estreme diramazioni della catena del Tien Shan. Quella che abbiamo superato ieri e quella che si allunga verso nord con le vette ghiacciate della catena del Bogda Shan culminante nei 5545 metri del Bobda Fen. Qui in genere le temperature massime estive superano i 45 gradi e la pioggia è praticamente assente poiché anche quando cade evapora prima di raggiungere il suolo. Il freddo e la pioggia dei giorni scorsi erano quindi eccezionali e in effetti oggi il tempo si è rimesso al bello, anche se per fortuna la temperatura non è ancora salita ai livelli consueti. Dopo una decina di chilometri ci immettiamo sull’autostrada proveniente da Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang e ci fermiamo per una fotografia ricordo accanto al cippo 4018: sono i chilometri che ci separano da Pechino. A soli 60 metri di quota, Turpan (o Tulufan) è l’oasi è famosa soprattutto per la produzione d’uva, in parte vinificata, in parte essiccata in particolari costruzioni di mattoni traforati e venduta come uva sultanina E’ il “continente verde” (tale è il significato del toponimo turco) irrigato grazie ad una rete di canali sotterranei chiamati qarez che visitiamo nel giorno di riposo assieme alle testimonianze del passato dell’oasi, guarnigione militare della dinastia Han e sede di numerosi monasteri buddhisti oggi in parte restaurati. A cena festeggiamo il traguardo dei 10.000 chilometri della ciclo- maratona e constatiamo che ormai tutti dopo dieci giorni di Cina siamo diventati esperti nell’arte di mangiare con i bastoncini.