Km: 118 ;
media oraria: 27,7km/h
Dislivello in salita:670 m
Tempo di percorrenza: ore 4,15

Storie di autostrada. La riprendiamo al casello di ieri per continuare il più comodamente possibile fino a Sanmenxia. I ciclisti passano come al solito veloci davanti alla biglietteria inseguiti invano da una impiegata “con le palle” che sbraita alzando le braccia. I tre pulmini del seguito vengono invece bloccati. L’autostrada è severamente proibita ai ciclisti per cui, dopo molte trattative, il loro accesso viene subordinato alla promessa di inseguire i pedalatori per guidarli alla prima uscita. Qui giunti, dopo un breve consulto, si decide ugualmente di proseguire, almeno fino alla prossima… poi si sarebbe visto. Il terreno che attraversiamo è molto movimentato e l’autostrada con i suoi lunghi viadotti sui fiumi e sulle vallette laterali e con le profonde trincee scavate tra le colline risulta certo meno faticosa e impegnativa dei ripidi saliscendi della parallela statale 310. La decisione viene quindi rimandata di uscita in uscita fino a quando arriva un casello per il pagamento del pedaggio. Subito dopo una pattuglia della polizia sbarra la strada. Un brivido, ma nessuno ci fa osservazioni; anzi i poliziotti applaudono sorridenti il nostro passaggio. Cose cinesi! Tutto bene quindi; la soluzione all’italiana sembra essere stata premiata. Dopo quasi una settimana rivediamo anche il sole che di tanto in tanto fa capolino fra la nebbia ristagnante sulla campagna con la sua cappa di afa. Ma ecco la sopresa: all’uscita precedente a quella della nostra città, l’autostrada è bloccata da un incredibile schieramento di forze dell’ordine. Almeno quattro macchine a luci lampeggianti con poliziotti in divisa e funzionari in borghese che ci fanno segno, in maniera cortese ma decisa, di uscire fotografando e filmandoin digitale il nostro passaggio e ogni particolare dei pulmini (tra cui uno sempre senza targa cinese). Fotografie (le nostre ricordo, le loro probabilmente segnaletiche) e riprese reciproche. Sorrisi e il solenne giuramento di non farlo più. Il segno delle mani incrociate fatto dalla nostra guida Zhang è capito anche da chi mastica poco il cinese. Poi tutti in colonna sulla statale preceduti e seguiti dalle macchine della polizia a sirene spiegate che ci scortano, non in carcere come qualcuno paventava, ma proprio davanti al nostro più confortevole e fresco albergo dove ci lasciano con un sonoro hallo! Domani pedaleremo sulla statale 130. Promesso!