Una prima tappa in cui ci mettiamo a confronto quasi per l´intera distanza col deserto che ci porta da Teheran a Semnam, la capitale iraniana dei pistacchi.
I primi venti chilometri, fino alla periferia di questa enorme metropoli, li facciamo in pulmino perché con il traffico caotico sarebbe un suicidio andare in bici. Poi tutti in sella accompagnati da alcuni rappresentanti della Federazione Ciclistica Iraniana che ci seguiranno fino a Besham.
Dopo essere incappati in un colossale ingorgo all´altezza della cittadina di Palshst, la strada a doppia carreggiata non presenta più alcun problema sviluppandosi con lievi saliscendi tra una catena di aride montagne di sassi e di sabbia e il vastissimo deserto del Kavir.Ma l´impatto più traumatico è quello che ci riserva il caldo (intorno ai 34°) cui non eravamo abituati da alcune settimane che ci obbliga a più soste per rinfrescarci con bibite il più possibile fredde se non ghiacciate con docce d´acqua che arrivano dal pulmino.
D´ora in avanti sarà sempre così, per cui abbiamo deciso delle partenze antelucane in modo da evitare le ore più torride della giornata. Naturalmente neppure a Semnan esiste un servizio internet e in ogni caso, come a Teheran, la connessione sarebbe troppo lenta per inviare fotografie. Proveremo domani. Qui, nel cuore dell´Asia, il tempo non ha lo stesso valore dell´Occidente. Lo stiamo imparando e lo ricordiamo anche a quelli che a casa attendono nostre notizie.
Non c´è un buco nero, ma delle grosse necessità non sempre legate alle disponibilità.