[Overland 12 – Sabato 15 Maggio 2010]

Gruppo Avanscoperta
Villaggio di capanne Surma

Inizia un nuovo giorno di cammino per il gruppo di avanscoperta. Filippo Roberto e la guida “Ibrahim” si svegliano alle prime luci dell’alba, non più di due ore di sonno su un cumulo di rocce in riva ad un fiume. Scalzi e distrutti dalla tosta giornata precedente ma felici come bambini il giorno di Natale alla visione di un bulldozer ed una pala meccanica parcheggiati sulla sponda opposta. Altra nota positiva è l’acqua che nel frattempo è diminuita molto di livello.

{multithumb}

Beppe e la sua guida “il cacciatore” si svegliano in una cava ad una decina di chilometri da Filippo e Roberto. Beppe ha ancora la mano infilzata dalla scheggia di bambù, purtroppo non c’è modo di toglierla: troppo grande e profonda.

Cesare e la terza guida “Steven” si svegliano nel Massif dopo una serata a litigare con formazioni di zanzare kamikaze che entrano da ogni spiraglio comprese le bocchette dell’aria. Non amando le attese decidono di partire anche loro alla prima luce per arrivare al villaggio.

Il trio di testa decide di guadare il fiume anche se non sarà certo uno scherzo. L’acqua arriva sotto le spalle e ha una forza notevole. Pur muniti di bastoni si fatica molto per contrastare la corrente.
Arrivati sull’altra sponda ispezioniamo rapidamente i mezzi da cantiere, sembrano funzionanti e non devono essere fermi da molto tempo. Riprendiamo il cammino sul tracciato spianato dal bulldozer nel mezzo della foresta.
Si spera di trovare al più presto la ditta di costruzioni e Beppe, che ancora si ignorava di aver superato durante la notte.

Ancora diversi chilometri di cammino e finalmente scorgiamo altri esseri umani! Un piccolissimo villaggio di capanne fatte di legna e paglia. Mai abbiamo provato gioia più grande nonostante la certezza che il villaggio dell’impresa di costruzioni fosse ancora lontano.

Intanto alcuni abitanti di questo curioso villaggetto escono e vedendoci così malmessi ci invitano all’interno delle “mura” fatte di rovi per tenere lontane iene ed altri animali.
Ci rendiamo subito conto che questa sarà un’ottima occasione per crescere culturalmente ed interiormente, siamo infatti accolti da un gruppo della popolazione Surma. E’ una popolazione incredibile, completamente diversa da tutte quelle viste fin’ora.

Le donne portano spesso, inseriti nelle labbra, piattelli anche di grandi dimensioni fino a 10 -15 cm. Le labbra sono così stirate all’inverosimile. Le Bambine portano cunei di legno per allargare i fori delle orecchie. Gli uomini hanno solo un piccolo telo per coprirsi le parti intime, Il corpo è decorato in modo creativo con una polvere di gesso misto acqua che gli conferisce un’aria mistica ma allo stesso tempo spettrale.
Donne e uomini hanno corpi snelli e slanciati ma scarificati da incisioni nella pelle fatte con un coltello per poi inserirci della terra e creare artistici motivi permanenti.

Questo popolo a prima vista può sembrare stravagante e incute un certo timore anche per le armi di cui si dotano, in realtà risultano essere di quanto più ospitale e gentile che si possa desiderare. Immediatamente ci offrono acqua limpida, di sorgente, e un cibo che somiglia molto alla nostra polenta. La mangiamo seduti per terra con le mani coprendola con delle strane verdurine bollite e sale grosso. Dopo una trentina di ore senza cibo e bevendo dalle pozze lungo la strada è una vera bontà!

Nel frattempo i due gruppi ancora in marcia riescono a procedere speditamente grazie alla luce del sole. Aggirano molte zone che durante la notte gli avrebbero rallentati notevolmente, altri passaggi sono forzati e rendono il cammino pur sempre un’impresa!

A metà giornata arrivano prima Beppe poi, poco dopo, Cesare con le rispettive guide. Anche loro vengono accolti calorosamente dalla popolazione e si rifocillano con il menu proposto dallo “chef” locale.

Rifocillati a dovere, chiediamo ai locali dove si trova il villaggio più vicino dove stazionano le maestranze della ditta di costruzioni, immaginando di non essere ormai molto distanti. Indicano un collina, in lontananza, “oltre quella collina alle sue pendici c’è il villaggio”.
Una veloce stima ci fa capire che la distanza è ben superiore ai 50 chilometri.

La nostra guida che chiamiamo “il cacciatore”, arruolata qualche giorno prima, si propone volontario per precederci di corsa al villaggio al villaggio e avvisare l’impresa. Visto che nella zona passano i fuoristrada che portano gli alle zone di lavoro, intercettandone uno potremmo riuscire a concludere la questione più velocemente.
E così parte, fucile in spalla, veloce quanto un atleta olimpico portandosi dietro il nostro biglietto da visita con dietro scritto un messaggio in Amarico (la lingua etiope) per farsi capire al suo arrivo.

Passiamo la serata in attesa di un segnale mai arrivato, sperando che non sia successo nulla al nostro corridore. Siamo ospitati tutti e 6 in una capanna Surma di forma circolare dal diametro di due metri e mezzo con un caldo fuoco acceso al centro. Con noi due Surma padroni di casa di cui la donna molto malata di malaria. Sono presenti nugoli di zanzare quante non se ne sono mai viste neanche di notte nelle risaie vicino a Milano.
Prendiamo l’unica dose di Malarone che abbiamo con noi e cerchiamo di prendere sonno.

Gruppo campo base
Permanenza Campo Base N 5° 32′ 44,19″ E 35° 39′ 45,81″

Il risveglio ci appare un po’ irreale in questa valle desolata, ma subito ci facciamo coinvolgere dalla realtà pratica: dobbiamo risolvere il problema dell’acqua.

In mattinata finalmente riceviamo una chiamata da Beppe: ci informa del loro difficile proseguire e dice di aver trovato la strada preparata da un Bulldozer ed una volta rintracciati gli operai dovrebbero venire a recuperarci.

Animati da queste notizie confortanti cominciamo i lavori di depurazione dell’acqua. Con delle garze filtriamo prima l’acqua per 3 volte in modo da ripulirla della terra, poi la facciamo bollire per una ventina di minuti e infine, per ultima sicurezza, aggiungiamo le pillole per l’eliminazione dei batteri prensenti nell’acqua.