[Overland 12 – Venerdì 14 maggio] – Diario del gruppo di avanscoperta
Alle prime luci dell’alba Filippo e Roberto lasciano il campo per raggiungere i veicoli di avanscoperta, con loro il cavo di scorta per il verricello del Massif, fondamentale per liberarsi dalla morsa del fango. Ancora 5 chilometri a piedi.
Sappiamo che a 20 chilometri circa dal campo avanzato dovremmo trovare un villaggio che funge da punto d’appoggio per la costruzione di una nuova strada. Le fonti sono numerose: Polizia di Omorate, guardie di frontiera, militari, bracconieri e guide locali. In questo villaggio, ci dicono, potremmo trovare acqua, viveri, carburante ed una strada asfaltata! Non meno importante la presenza della ditta di costruzioni che sta lavorando alla strada, dotata di macchine movimento terra in grado di aiutarci.
{multithumb}
Con questa, relativa, sicurezza Filippo e Roberto decidono di non intaccare le scorte d’acqua e i viveri del campo e prendono qualche pillola per purificare l’acqua piovana ed una tanica da 5 litri.
Ancora fango, si cammina lentamente, per fortuna dopo non molto una grossa pozza d’acqua, si riempie la tanica e si purifica con le pillole.
Il sole si fa sentire quando Filippo e Roberto raggiungono i veicoli di avanscoperta. Subito si informa via radio il campo sulla posizione della pozza d’acqua per approvvigionarsi.
Si passa immediatamente a montare il nuovo cavo al verricello del Massif.
Sono le 10 quando agganciamo il nuovo cavo e tiriamo fuori il Massif dal fango. Cesare è alla guida, a fianco Beppe poi Filippo, Roberto e le guide. L’obbiettivo è audace: arrivare al villaggio per trovare i mezzi di movimento terra con i quali spianare il fango e liberare i camion.
Il morale è alle stelle, tutti siamo fiduciosi. Ma la fiducia dura il breve spazio di 100 metri: il Massif sprofonda ancora in un tratto melmoso. La giornata procede a piccoli passi tra zone relativamente asciutte (brevi) e tratti di fango. Il verricello lavora di continuo e noi con lui sotto un sole cocente. L’acqua è razionata ma comunque poca e la sete si fa sentire, qualcuno tenta anche di trovare conforto con l’acqua delle pozzanghere.
Nel primo pomeriggio Beppe insieme alla terza guida si incamminano verso il villaggio. A piedi si procede più speditamente e si vuole instaurare quanto prima un dialogo con l’impresa di costruzione locale.
La pista non esiste da molti chilometri, solo fango. Il lavoro per il verricello è pesante e dopo tante ore di lavoro da forfait lasciando il Massif bloccato nel fango, a pochi metri da un tratto che sembrava essere più asciutto.
Oramai è il tramonto, il buio avanza ma calcoliamo di essere a poco più di tre chilometri dal villaggio. Filippo e Roberto sfiniti dalla terribile giornata decidono comunque di incamminarsi insieme ad una guida per raggiungere Beppe. Con loro il carica batterie per il telefono satellitare ed alcuni documenti.
Quella che sembrava una breve camminata nella foresta dell’Omo Valley si rivela ben presto come un’impresa faticosissima. Inizia a cadere la pioggia preludio di un nuovo diluvio che non può che peggiorare la situazione. La profondità del fango aumenta sempre di più, in alcuni tratti si cade fino al bacino, in altri punti troviamo delle vere e proprie sabbie-mobili, liberarsi è difficilissimo e le scarpe rimangono preda del fango.
Beppe era in cammino da diverse ore, scivola continuamente anche lui ed una canna di bamboo che usava come bastone all’ennesima scivolata si spezza lasciando un piccolo pezzo conficcato tra le nocche. Lui e la sua guida hanno continuato a camminare fino al calare della sera, quando hanno trovato una piccola cava abbandonata che forniva un ottimo riparo per la pioggia che iniziava a scendere e per passare la notte.
Filippo, Roberto e la loro guida avvolti dal buio non trovano la cava e proseguono cercando di raggiungere il villaggio.Ma le certezze sono poche, i 3 chilometri ipotizzati sono passati da tempo. Quando illuminiamo i bordi del bosco con le pile frontali scorgiamo spesso occhi che riflettono la luce. La guida attribuisce alle iene alcuni versi che sentiamo non troppo lontani.
Alle 4 del mattino ecco le sponde di un fiume in piena, troppo pericoloso avventurarsi ulteriormente. Magra consolazione: gli insetti che non davano tregua dall’inizio del cammino si sono dileguati.
Si cerca e si trova un giaciglio sicuro su un cumulo di pietre appuntite per dormire in attesa del sole che non tarderà molto ad arrivare.
[Overland 12 – Venerdì 14 maggio] – Diario del gruppo al campo base
Il risveglio al “campo-base” non è dei migliori. Le preoccupazioni sono tante e si discute sul da farsi.
Finalmente la radio si “anima”: è Beppe che si trova al “campo avanzato”. Ci chiede di rimanere fermi al nostro campo e ci fa indicare da Filippo e Roberto la posizione di alcune pozze da cui attingere acqua se ce ne fosse bisogno.
Le comunicazioni successive avverranno solo tramite i telefoni satellitari visto che il gruppo avanzato si allontanerà con il Massif.
Per precauzione si decide di andare immediatamente ad attingere l’acqua dalle pozze formate in mezzo alle rocce indicate da Filippo e Roberto. Dopo aver recuperato diversi contenitori per l’acqua, una squadra di 4 persone si muove. L’acqua inizia a scarseggiare e sembra saggio farne scorta avendone la possibilità.
Diego, Paolo, Kito e Leonardo tornano dopo poche ore con le taniche di plastica piene di acqua. Il colore non è dei più invitanti e non fa certo pensare ad acqua sorgiva. Per il momento la teniamo da parte a decantare poi si vedrà cosa farne.
Veniamo raggiunti anche da altri 2 membri della spedizione che erano rimasti a qualche chilometro con il Trakker ed un Massif. Per una nota positiva si aggiunge una preoccupazione in più per Silvano che dopo l’infelice decisione di nutrirsi di un frutto selvatico ora sta poco bene.
Cala la sera, la giornata è stata molto carica e siamo tutti stanchi. Andiamo a dormire senza avere notizie da parte del gruppo di avanscoperta.